Marassi è un campo che Baroni ricorda bene. Cominciò lì la sua avventura in serie A col Benevento. S’illuse col gol di Ciciretti, poi Quagliarella la ribaltò. Fu la prima di nove sconfitte. Poi l’esonero e una sosta lunga tredici mesi.
Daniel Ciofani ricorda bene la Sampdoria all’andata. Era il 15 settembre, il giorno del suo rientro in campo dopo il grave infortunio alla coscia destra. Quindici minuti in campo, dopo sei mesi di dubbi e tormenti. Un quarto d’ora ad assistere inerme a uno 0-5 senza repliche. La gioia di rientrare, il dispiacere di farlo in un giorno del genere.
Il tempo però è galantuomo. Soprattutto con chi sa aspettare il momento. Minuto 26 di Sampdoria-Frosinone. Cross di Beghetto, Chibsah spizza di testa, controcross di Goldaniga e girata istintiva di Ciofani. Basta questo per vincere contro la Samp, basta un gol così per la seconda vittoria esterna consecutiva dei giallazzurri. Dopo il poker di Bologna, l’impresa a Genova. Un record nella giovane storia in A del club, ma soprattutto la dimostrazione di una mentalità solida e corsara. I tre successi in campionato sono arrivati tutte lontano dal Benito Stirpe. Un paradosso per una squadra che lotta per salvarsi, ma anche il segno di una personalità che peserà negli scontri decisivi.
Equilibrio e capacità di resistere. Identità del nuovo Frosinone di Baroni, un gruppo capace di adattarsi alla partita e alle situazioni con cinismo e intelligenza. A Bologna aveva sofferto all’inizio e dilagato dopo l’espulsione di Mattiello, sfruttando un Beghetto in versione Marcelo. Nel posticipo con la Lazio ha sfiorato il pareggio con quattro attaccanti in campo. A Genova invece ha lasciato palleggiare gli avversari e li ha colpiti alla prima occasione. Si può vincere anche così, facendo solo il 27% di possesso palla e tenendo a secco una Samp che veniva da quattro vittorie consecutive a Marassi.
Questa volta i blucerchiati hanno sbattuto contro un muro. Lo ha alzato Salamon, monumentale al centro della difesa, lo ha rifinito Sportiello, volato nel finale sul colpo di testa di Colley. La sofferenza fino al 97’, poi la gioia. La manita dell’andata è vendicata e dimenticata. È il giorno della consapevolezza e delle rivincite per tutti, ma soprattutto per chi ha firmato il colpaccio. Uno che a gennaio veniva dato con la valigia in mano e che finalmente può togliersi qualche sassolino. “Mi sento un giocatore fondamentale e un titolare del Frosinone. Le voci non mi hanno fatto piacere. Qualcuno pensava forse che fossi vecchio, ma non si cancella facilmente quello che ho fatto in 5 anni”, attacca ai microfoni di Radio Day il centravanti, giunto a 76 reti con la maglia giallazzurra. “Ho avuto un infortunio molto grave, sono rientrato anche prima del tempo perché la squadra aveva bisogno. Questo a volte non viene neanche apprezzato, ma va bene così. Siamo a meno due dalla quart’ultima, conta solo questo adesso”. Sorride oggi Danièl, aspettando che torni nelle prossime settimane Federico Dionisi, compagno di reparto e di promozioni. Nella scorsa primavera il suo gemello diverso trascinò il Frosinone in serie A. Da solo, dopo l’infortunio di Ciofani del 29 marzo. Ora Danièl sta ricambiando il favore. Serviranno entrambi per una salvezza che sembrava utopia e oggi è a due punti.
Un traguardo che passerà forzatamente anche dalle vittorie in casa. Allo Stirpe il Frosinone non vince dal giorno della promozione. Era giugno, Ciofani zoppicava e si abbracciava con il fratello Matteo, oggi a Pescara. Gli manca molto, non lo ha mai nascosto. Ma gli mancava altrettanto la gioia di vedere la palla in fondo alla rete. Esattamente dal 21 ottobre, doppietta contro l’Empoli. Valse solo un punto, questa ne vale tre. O forse molto di più.
Foto: ufficio stampa Frosinone
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