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Frison is back: “Manfredonia l’ambiente adatto per ripartire: San Siro che ricordi, Eto’o un campione”

“Ecco, finalmente ce l’abbiamo fatta”. Il commento, che viene spontaneo dopo sei tentativi di prendere la linea (“A Manfredonia c’è qualche problema di ricezione telefonica”) e mezz’ora abbondante trascorsa tra sms e Whatsapp, sembrerebbe il riassunto preciso degli ultimi tre anni di vita calcistica di Alberto Frison: tante chiamate, poche apparizioni in campo e un’assenza prolungata. Dal 2015 cinque presenze tra Sampdoria, Salernitana, Sambenedettese e Racing Roma. Troppo poche per chi fino ai 27 anni aveva indossato le maglie di Vicenza, Genoa, Frosinone e Catania, totalizzando quasi 150 presenze nel calcio professionistico, con 18 apparizioni in Serie A. Fino alla firma con il Manfredonia, formazione penultima nel girone H di serie D. “Ho avuto dei problemi personali dei quali parlo con difficoltà, ma sono alle spalle. Ora voglio rimettermi in gioco” spiega con grinta ai microfoni di gianlucadimarzio.com.Addio anche agli “attacchi di panico, ne ho sofferto”. Il nuovo Frison è pronto: “Il campo è la miglior medicina. In questi mesi ho avuto accanto tanti amici, anche nel calcio, mi hanno aiutato. Non voglio fare nomi, loro sanno di chi parlo”. Per Alberto questo spicchio di Puglia nel quale Lucio Dalla da giovane trascorreva l’estate corrisponde a un ritorno alle origini: aveva vestito per 23 volte in serie C1 la maglia dei sipontini nella stagione 2007/2008, all’età di 19 anni, quando arrivò in Puglia dal Treviso per volontà dell’allora ds Peppino Pavone.

La categoria non conta se ti vuoi rimettere in gioco, ci spiega: “Ho ricevuto la chiamata del Manfredoniae ho accettato subito, tornare qui è stato emozionante. E’ qui che ho vissuto la prima esperienza tra i professionisti e sento l’affetto della gente, ho rivisto tanti volti del passato e trovato tanto sostegno, nonostante la penultima posizione in classifica”. Agonismo e cuore, questo conta per la salvezza in serie D: “Ci vuole fame per vincere le partite”. Una ricetta trasmessa anche da Ivan Romito, con il quale aveva condiviso l’esperienza in Puglia nel 2007 e oggi ancora compagno di squadra. “Abbiamo parlato della possibilità di venire a Manfredonia, mi ha detto di stare tranquillo per ottenere il risultato”. Ha assistito dalla panchina al ko interno contro l’Aversa Normanna, ma è pronto. Già a partire dal prossimo impegno, a Pomigliano. “Io sono a disposizione”. Diplomazia da veterano. Non potrebbe essere altrimenti per chi ha giocato in piazze importanti come Genova, Catania e Vicenza (“Spiace vedere la situazione che stanno vivendo- dice di quest’ultima – gli auguro di rimettersi in sesto, lì sono stato bene e ho sentito tanto affetto, gli sono vicino”). Il nastro dei ricordi si riavvolge. E viene in mente il momento più bello della carriera: “28 aprile 2013, esordio in Serie A con la maglia del Catania – racconta con un pizzico di emozione Frison – a San Siro contro il Milan: abbiamo perso 4-2, ma è una giornata che non potrò mai dimenticare. Il giorno dopo ho comprato il giornale, lo conservo a casa con gelosia”. Così come le immagini della “parata più bella fatta in serie A –spiega – su un calcio di punizione di Balotelli, me la ricordo come se fosse ieri”. Frison fa rima anche con…Buffon: “E’ un’icona mondiale, il mio preferito, mi sono sempre ispirato a lui: spero che giochi ancora per molti anni, il calcio ha ancora bisogno di lui”. Campione, come Eto’o: “Il calciatore più forte con il quale mi sono allenato, alla Sampdoria, un professionista esemplare. E che tecnica”. Sempre a Genova, sponda doriana, c’è il collega che più ha apprezzato in squadra: “Viviano, un gran portiere e un amico”.

Concentrato e “testardo” in campo, riservato fuori: “Sembra banale dire che sono tutto casa e lavoro, ma è così (ride, ndr), mi basta la compagnia dei compagni di squadra e la consapevolezza di una famiglia che mi ama”. Una concessione, però, c’è: la musica. “Ho studiato per otto anni da percussionista da piccolo e mi sono cimentato anche al pianoforte”. Disciplina che si riflette nella pratica sportiva. Radici a nord, a Mirano, una valigia in mano come amica e ora la tappa a sud, Manfredonia. Nel mezzo per Frison c’è…casa: “Da un anno e mezzo vivo con la mia compagna a San Benedetto del Tronto. “Ci sono stati sempre, lei e i miei genitori: il giorno del ritorno in campo il primo pensiero sarà per loro”. Così, se a Manfredonia hanno problemi di rete (telefonica), almeno per quella compresa tra i pali possono stare tranquilli: Frison è pronto.

Luca Guerra

Nato un anno prima della caduta del Muro di Berlino, mi piace rompere gli schemi dell'informazione. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista, scrivo quando e in ogni modo possibile: il sedile di un treno o il banco di un fast-food sono ottime scrivanie alternative. Il giornalismo la passione di una vita, il calcio come stella polare di questa passione.

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