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Francia-Croazia come 20 anni fa: quando Kylian non era ancora nato…

Francia-Croazia, “come nel ’98!”. Come quando c’era l’ultima grande Croazia, che poi era anche la prima. Come quando la Francia alla fine vinse il Mondiale, e come quando – non l’ha dimenticato nessuno – Thuram fece doppietta. Due gol in carriera con la maglia della nazionale francese, entrambi in semifinale, nei Mondiali a casa loro. Francia-Croazia è la finale che nessuno si aspettava. E’ la finale dei giovani e di chi ci mette il cuore fino all’ultimo minuto, alla faccia di Brasile, Germania, Spagna e tutte le altre big, che si son perse per strada.

La squadra di Deschamps, da una parte, è quella che scenderà in campo da favorita: inutile negarlo. I giovani a disposizione di Didier – 25,5 l’età media, in caso di vittoria sarebbe la rosa campione più giovane dal 1970 ad oggi – non hanno peccato di inesperienza. Sarebbe difficile il contrario: gente del calibro di Pogba, Varane, Umtiti, Tolisso e Mbappè detta già legge nei principali big team europei. Doveva essere la nazionale del futuro, quella che nel 2022 non avrebbe avuto rivali. Invece, ha soffiato il presente a tutte le altre.

Dall’altro lato c’è una Croazia che non si aspettava nessuno. Le riserve a disposizione di Dalic, fatta eccezione per qualcuno – vedi Kovacic – non sono al livello dei titolari, ma la grande esperienza che Modric, Rakitic & Co. hanno messo al servizio di tutta la squadra ha dato evidentemente i suoi frutti. Il numero 10 del Real Madrid, probabilmente il migliore nel suo ruolo al momento, ha trascinato i suoi partita dopo partita, rigore dopo rigore, fino all’ultimo step. Adesso, manca solo un ultimo sforzo. La rabbia negli occhi di Mandzukic, le sgaloppate nei tempi supplementari di Perisic e Rebic sono lo specchio di ciò che muove i croati: la fame di chi vuole diventare grande.

Vent’anni fa, quando Francia e Croazia si sono incontrate per la prima volta nella loro storia – la federazione croata, scissasi dalla Jugoslavia, è nata nel 1991 -, era la semifinale del Mondiale del 1998 e le cose stavano più o meno allo stesso modo. Al posto di Modric e Rakitic, in mezzo al campo, c’erano Boban, Prosinecki e Asanovic, mentre in avanti comandava un certo Davor Suker, centravanti del Real Madrid, che quell’anno vinse pure la Coppa dei Campioni con i blancos. Centrocampo di palleggiatori, attaccanti cattivi e spietati. Nonostante ciò, anche in quell’occasione la Francia pareva di gran lunga più avanti degli avversari.

Deschamps, Zidane, Vieira e Lizarazu. I fuoriclasse in maglia bleu non mancavano di certo. Eppure, quell’ 8 luglio di vent’anni fa, la scena se la prese un protagonista inaspettato: Lilian Thuram. Difensore del Parma, forse uno dei più forti di sempre, Thuram non ha mai fatto del gol il suo mestiere. Appena dodici quelli segnati in diciassette anni di carriera, soltanto due con la nazionale francese in 142 presenze suonate. Entrambi lo stesso anno, nella stessa competizione. Nella stessa partita. Doppietta di Lilian Thuram per il 2-1 contro la Croazia, un sinistro a giro imprendibile per Ladic e Francia in finale contro il Brasile di Ronaldo. Poi ci fu un’altra doppietta, quella di Zidane, e la Francia si laureò campione del mondo.

Quella partita, com’è giusto che sia, francesi e croati ce l’hanno ben impressa in mente. E’ un po’ come quel “Pirlo, Pirlo, Pirlo, ancora Pirlo, di tacco, tiro!” e la palla calciata da Grosso in fondo alla rete. A ognuno il suo. Chi per voglia di rivincita, chi come dolce ricordo da emulare. Deschamps era in campo, Lloris e Modric con ogni probabilità se ne stavano seduti davanti al televisore a tifare per le squadre delle quali oggi sono capitani. Son passati vent’anni, ma se la ricordano proprio tutti. O quasi.

Qualcuno, quel giorno, non era davanti alla tv. Non è che avesse altro da fare, e neppure era disinteressato rispetto al mondo del pallone. Kylian Mbappè, in quel magico 8 luglio, era ancora in grembo a mamma Fayza. L’uomo del momento non era ancora nato, in quel giorno in cui Thuram si riscoprì bomber ai danni della Croazia di Boban. In questo torneo Mbappè ha messo a segno tre reti, è dai più considerato come l’erede di Titi Henry e ha un cartellino da 180 milioni di euro. Domenica, 20 anni più tardi, un’intera nazione farà affidamento proprio su di lui. Il 19enne di Bondy che al gol di Thuram… ancora scalciava.

Francesco Calvi

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