"E' naturale pensare che prima o poi io e la Roma ci ritroveremo. Ma i tempi non li detto io, e soprattutto non aspetto che succeda seduto a far niente sul divano di casa", racconta Francesco Totti a la Repubblica.
Ancora nessun contatto con i nuovi proprietari: "Se lei mi chiede quando incontrerò la famiglia Friedkin le rispondo: quando mi inviteranno a prendere un caffè, e sinceramente penso che succederà". Molti giovani assistiti di Totti provengono dal settore giovanile della Roma: "È vero. Malgrado tutto, però, il rapporto con il ceo Guido Fienga è rimasto ottimo. E sul fatto che la Roma gradisca avermi come interlocutore quando si tratta di assistere un giovane, di fare il suo bene nel senso più ampio, beh… l’ho notato anch’io. Con piacere, naturalmente“.
“Dan Friedkin ha capito in fretta la cosa fondamentale: a Roma la proprietà dev’essere fisicamente presente, e l’annuncio che il figlio Ryan verrà a vivere qui va nella giusta direzione", vivere quotidianamente la capitale, secondo Totti, è il modo migliore per gestire la squadra, a differenza di Pallotta, il quale "ha commesso degli errori perché decideva in base a notizie riportate. Il proprietario deve viverle in diretta“, conclude l'ex capitano giallorosso.
Il giorno del ritiro di Francesco Totti, il 28 maggio 2017, aveva solamente 11 anni, "due settimane fa nella nostra agenzia abbiamo preso Mattia Almaviva , il ragazzo a cui consegnai la fascia da capitano dopo l'addio. Mi sono commosso di nuovo", racconta l'ex 10 giallorosso.
L'INTERVISTA COMPLETA SULL'EDIZIONE ODIERNA DE LA REPUBBLICA
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