Interviste e Storie

Consapevolezze – Frabotta: “Buio e luce allo specchio”

La lettera di Gianluca Frabotta.

Sono nel tunnel di San Siro. Indosso la maglia della Juve, stiamo per affrontare il Milan. Sono teso. Gianlu stai tranquillo, sei forte. Oggi fai un partitone, li mangi”. Mi giro, è Dybala. Ok, ora sono pronto per scendere in campo. Che poi sì, è vero, stiamo per affrontare una squadra forte. Ma al mio fianco ho Cristiano, Paulo, Gigi, Leo, Giorgio. Un gruppo incredibile. È ora di entrare. Uno scalino alla volta. San Siro, eccolo. Si gioca.

Riapro gli occhi. Lo ricordo bene quel giorno. Sembra così lontano. Sembra così vicino. Da quei minuti ne è passato di tempo. Ero titolare nella Juve, stavo per giocare in uno degli stadi più importanti al mondo. Poi qualcosa è cambiato. “Frabotta è sopravvalutato”. Quante volte ho sentito queste parole in questi anni. La realtà, però, spesso è diversa da come appare. Non c’è una spiegazione a tutto. Semplicemente ognuno ha la sua strada.

Vedete, la vita di noi calciatori non è così semplice e lineare come si pensa. Ci sono ostacoli, fragilità, paure. Ci sono variabili incontrollabili da poter affrontare. Ci sono curve da saper prendere, pause in cui saper attendere, momenti da imparare a vivere. Ecco, da quel tunnel a oggi c’è anche tutto questo. Curve, pause, momenti. E sono contento così. Sono partito che ero solo un bambino che giocava nel parco sotto casa con gli amici del condominio. Sento ancora le urla delle nostre madri che ci chiamavano per la cena. E vedo anche i tanti tiri sbagliati e i palloni finiti nella marrana dietro alla porta. Quei palloni che papà ogni Natale mi regalava e che non arrivavano mai al dicembre successivo.

Poi ci sono stati il Consalvo e il Savio, i viaggi in pullman e i panini mangiati di fretta, i sacrifici dei miei genitori e la prima chiamata nei professionisti con il Bologna dopo un’amichevole. Ci sono una parete di Vinovo, Cristiano Ronaldo e anni bui. C’è Gianluca che gioca con uno dei suoi migliori amici come tanti anni fa.

Specchio

Ricordo quella notte. Mancavano poche ore al mio primo giorno con il Bologna. Ma si sa, a ogni inizio corrisponde anche una fine. E in quella sera si stava chiudendo un periodo della mia vita. Avrei lasciato casa e non ci sarei più tornato. O comunque, non l’avrei fatto come prima. Ne parlavo seduto sul letto con mia mamma e mia sorella. Papà, intanto, camminava nervoso per casa. Avevo un po’ di paura, era tutto incerto. Ma volevo farlo, lo sentivo. Il mio obiettivo era diventare un calciatore e finalmente l’occasione era arrivata.

Dopo tre anni sono arrivate le prime esperienze con i grandi. La stagione si divide tra Renate e Pordenone, poi suona il telefono. Sono in palestra, mi chiama il procuratore: “Ti vuole la Juve”. Sono andato a Torino. La prima immagine bianconera è di un muro. Una parete a Vinovo dove sono appese tutte le maglie dei giocatori del settore giovanile che sono arrivati in prima squadra. Al termine del corridoio come ultima cosa c’è uno specchio dove vedi te stesso. “Il prossimo nome puoi essere tu”. Un messaggio fortissimo. Poi sono iniziati gli allenamenti con la prima squadra. Mi sembra ieri. Io, un ragazzo giovane e inesperto, davanti a Buffon, Cristiano Ronaldo, Dybala, Chiellini, Bonucci. Sembrava di essere alla PlayStation. Così grandi, così umili. Quanto mi hanno insegnato.

“Tocca a te”

Chi l’avrebbe mai detto che avrei giocato con Cristiano Ronaldo? Un esempio quotidiano. Ho una sua immagine impressa nella mente. Stavamo facendo tattica. Sarri gli diceva i movimenti che avrebbe dovuto fare nei calci piazzati. Lui era un po’ contrariato. Lui era diverso, non aveva bisogno di indicazioni, sentiva dentro dove sarebbe finita la palla. Per farlo capire all’allenatore ricordo che aveva strappato dell’erba e l’aveva masticata e annusata. “A me piace capire il campo, capire dove arriverà il pallone”. Un anno speciale. Un anno con una prima volta. 1 agosto 2020, Juventus-Roma, l’emozione più grande della mia vita. Era l’ultima giornata, avevamo già vinto il campionato. Noi giovani speravamo di poter esordire. Alla fine dell’allenamento della mattina Martusciello mi aveva avvisato: “Frabo, occhio che forse giochi”. Io, quel ragazzo che giocava nel parchetto sotto casa. Contro la Roma, la squadra della mia città. La sera è arrivata, ho giocato da titolare. Sul pullman per andare allo stadio tutta la squadra era in festa. Tutta tranne me e Zanimacchia. Sarebbe stata la prima da titolari. Bei ricordi.

Andiamo avanti di qualche mese. L’immagine è simile. Gianluca Frabotta titolare. Questa volta, però, era la prima di Serie A e Pirlo aveva scelto me come titolare. Era il suo esordio in panchina, noi giocavamo da campioni d’Italia. Non avrei mai immaginato di scendere in campo. Stavo tornando a casa dopo l’allenamento, mi suona il cellulare. Era il team manager: “Pirlo ti vuol parlare, torna qui”. Sono uscito dall’autostrada e sono andato al centro estivo. “Giochi tu. Goditela, farai una grande partita”. Durante il viaggio in macchina mi sentivo in un’altra dimensione. Ho chiamato subito Andrea Ciofi, uno dei miei migliori amici e ora mio capitano e compagno a Cesena. Pirlo è stato molto importante. Aveva tanta fiducia in me. Quello che ho fatto in quella stagione è stato anche grazie a lui. La sua vicinanza mi ha aiutato a gestire la pressione. E con lui è arrivato anche l’esordio in Champions. Una notte magica.

“E adesso?”

Ero un ragazzo di 22 anni, avevo esordito in A e in Champions con la maglia della Juve. Ero felice, stavo vivendo un sogno. Ma a volte la vita ha progetti diversi. Avevo deciso di andare in prestito al Verona. Volevo fare esperienza, continuare il mio percorso di crescita. È andata in modo diverso. A fine anno avevo fatto due sole presenze. Nel mezzo un infortunio, mesi fuori, sensazioni che non avevo mai provato. Dopo poche settimane ho iniziato ad avere un fastidio al tendine d’Achille. Non passava, era sempre lì. Ho deciso di operarmi. Mesi fuori senza poter giocare. Gli altri, intanto, andavano avanti. “E io? Cosa farò?”. Me lo chiedevo spesso. Ma non erano tanto i momenti da solo a farmi male, ma piuttosto l’andare allo stadio. Ogni domenica seduto in tribuna con le stampelle al mio fianco e i miei compagni in campo. Già, in campo, dove sarei voluto essere.

Dopo la vittoria della B con il Frosinone ho avuto la rottura parziale del crociato e un intervento per la pubalgia. Non sono stato fortunato. Ma ho imparato che ognuno ha la sua strada. Sono momenti difficili in cui però scopri una forza interiore nuova. Scopri una parte di te che prima non conoscevi. Sapete, non è facile. Da fuori, spesso, la vita di un calciatore sembra semplice e perfetta. Ma non lo è. Siamo persone con le proprie fragilità e le proprie emozioni. Le aspettative sono alte, gli standard da mantenere sono alti. Fai un lavoro che tutti vorrebbero fare, la concorrenza è tanta. Pensate alla mia storia. Ero alla Juve, gli anni dopo mi sono trovato sorretto da delle stampelle. Il calcio è un mondo che non ti aspetta. E mentre i miei compagni andavano avanti, io restavo fermo. Paura di veder scorrere possibilità, voglia di dimostrare, allenarsi da solo, nostalgia del pallone, timore di poter essere dimenticato. Ma ho deciso di rimanere in piedi. Di lasciar andare quelle sensazioni e riprovarci ogni volta. Anche l’anno scorso, il mio momento più buio.

Buio e luce

La scorsa stagione, dopo mesi positivi a Cosenza, ho deciso di provare un’esperienza diversa e sono andato al West Bromwich. Non è andata bene. Ho trovato persone che non sono state rispettose nei miei confronti. Mi sentivo bene, mi allenavo al massimo ma non sono mai stato preso in considerazione. E questa è una delle sensazioni peggiori per un calciatore. È molto frustrante, ti senti impotente. Ed ero in Inghilterra, lontano da casa, non sapevo la lingua, uscivo poco e si viveva in un clima freddo. Buio e solitudine. Ma non ho mollato. Ho imparato che si può trovare la luce dentro noi stessi. Ho continuato a lavorare. Andavo in palestra nel tempo libero, mi allenavo bene. Avevo una sola idea: “Questo periodo passerà, devo farmi trovare pronto per la prossima opportunità”. Sarebbe arrivato il momento del mio riscatto. Lo sapevo. Dovevo dimostrarlo a me stesso. A Gianluca.

Quel riscatto, oggi, si chiama Cesena. Per me questa squadra rappresenta la mia voglia di ripartire. Piazza, calore, valori: riparto faccio nel posto giusto. E sono pronto a farlo. Sono contento di aver vissuto quei momenti. Gli infortuni, il buio, l’Inghilterra. Ho imparato ad apprezzare le piccole cose. Per esempio oggi, prima di scrivere queste parole, ero ad allenarmi al campo con il sole e insieme ad Andrea, uno dei miei migliori amici. Bisogna saper vivere e godersi i momenti, apprezzare il presente e ciò che si ha. Ognuno ha il suo percorso. Ho giocato alla Juve in Champions League, è vero. Ma a volte il successo e la realizzazione personale sono qualcosa che vanno oltre. È anche incontrarsi con un ragazzo con cui sei cresciuto e con cui giocavi da piccolino. Diventare entrambi calciatori, realizzare un sogno e ritrovarsi di nuovo su un campo da calcio, poter scrivere una bella storia e sorridere insieme. Ecco, io oggi riparto. Riparto da Cesena. Riparto da quel sorriso. Quel ragazzo che si guardava nello specchio di Vinovo sarebbe orgoglioso. Quel ragazzo a modo suo ce l’ha fatta. È rimasto sé stesso. E continua a sognare.

Nicolò Franceschin

Nato nel 1997 tra Milano, Como e Lecco. Laureato in Giurisprudenza, ma ai codici ho preferito una penna. Cresciuto con Maradona (il calcio), ma anche Ronaldinho e Sneijder. Il fascino del numero 10. Credo nella forza delle parole. Verità e narrazione. In giro in macchina per stadi, campi e strade alla ricerca di nuovi colori da scrivere, perché ognuno ha una sua sfumatura. Le note del telefono che si riempiono di storie, alcune il cui finale è ancora tutto da scrivere. Una di queste è la mia. Raccontare emozioni e dare voce a chi non ce l’ha.

Recent Posts

Qualificazioni europee per i Mondiali 2026: le classifiche aggiornate

Il trofeo della Coppa del Mondo (IMAGO) I gironi delle qualificazioni ai Mondiali 2026: tutte…

9 ore ago

Mondiale 2026, ora le nazionali qualificate sono 34

Le squadre già qualificate per i Mondiali 2026, che si terranno negli Stati Uniti, in…

9 ore ago

Qualificazioni Europei U21 2027, le classifiche di tutti i gironi

La situazione aggiornata di tutti i giorni di qualificazione per gli Europei U21 Dopo l'Europeo…

9 ore ago

Olanda, esordio in nazionale maggiore per Luciano Valente

Luciano Valente ha esordito con la nazionale maggiore olandese. Aveva giocato fino all'Under 20 con…

9 ore ago

Da 1-3 a 2-2 in pochi secondi: cos’è successo durante Malta-Polonia

Episodio incredibile durante Malta-Polonia: da 1-3 a 2-2 in pochi secondi L'ex Hellas Verona Karol…

9 ore ago

Benzema: “Voglio giocare altri due anni. Se Florentino mi richiamasse non potrei dire di no”

L'avventura in Arabia Saudita, gli ultimi anni di carriera e l'amore per il Real Madrid:…

10 ore ago