Dal tono di voce di Mario si percepisce l’entusiasmo e la voglia di chi sta per iniziare una nuova avventura. La destinazione è il Bahrain. E Fontanella, attaccante classe 1989, sarà il primo giocatore italiano a giocare lì. “Se sono il primo significa che non è facile arrivarci”. Affatto, ma la storia di Mario parte da lontano. Da Napoli per essere precisi. Poi qualche altra tappa in giro per l’Italia e Malta. Ora la chiamata dal Muharraq Club.
Nato e cresciuto a Napoli. Anche calcisticamente. Mario ha vestito i colori azzurri per quattro anni, tra giovanili e Primavera, condividendo dei momenti anche con Insigne: “Io sono del 1989, lui del ‘91, quindi quando io giocavo in Primavera lui non era stabilmente con noi. Poi nelle giovanili era molto minuto, dunque ci ha messo tempo per fare il salto. Io giocavo con Ciano e altri ragazzi del 1990. Insigne era forte già al tempo, ma nessuno pensava potesse arrivare a questo livello”.
Gli anni in Primavera, l’amore per la propria città e il privilegio di giocare sempre “a casa”. Emozioni forti. Ma per il salto bisogna partire e lasciare Napoli. Da qui diverse esperienze in Serie D, per crescere e maturare. Non solo dal punto di vista calcistico: “Tornassi indietro, con tutto il rispetto per il Napoli, sarei andato subito in Serie D. Penso che giocare con persone più grandi sia formativo. Io mi rapportavo con giocatori di 36-38 anni che non ti lasciavano neanche parlare”.
La gavetta è come una palestra. Anche di vita. Ti fa capire che il mondo del calcio è diverso da ciò che si vede nelle giovanili. Si esce da una “comfort zone” per entrare in una realtà totalmente diversa, dove le tue sicurezze scompaiono. Solo così si impara e si cresce: “La Primavera non ti lascia nulla, giochi sempre con ragazzi della stessa età e quindi se sei più pronto emergi. In Serie D invece se non hai la fame fai fatica”.
Dopo tante esperienze, il vero exploit di Fontanella arriva nel 2014. Con la maglia del Budoni. 27 gol stagionali e titolo di capocannoniere in tasca. Nessun salto in Serie C o in Serie B, bensì tutt’altro. Si va a Malta. Una nuova pagina e un nuovo mondo.
A Malta il calcio viene visto (e vissuto) in maniera totalmente differente dall’Italia. Abitudini diverse e uno stile di vita opposto. “Il calcio maltese è totalmente diverso da quello italiano. Io ho avuto la fortuna di giocare nei due club più forti, il Floriana e il Valletta, che sono squadre che vincono sempre e giocano in Europa. Ad esempio a Valletta avevamo una nostra struttura dove allenarci, ma sono poche le squadre con infrastrutture di proprietà. A livello di gioco vedevo la differenza, soprattutto per l’atmosfera. È comunque un primo livello rispetto a un campionato di Serie D”.
Allenamento e poi in spiaggia. Di sera una camminata per l’isola e poi si ricomincia. Mare, caldo e calcio. Cosa c’è di meglio? “Negli anni ho avuto tante offerte ma sono rimasto a Malta perché la qualità della vita è altissima. Vivi tranquillo e rilassato. Ovviamente sono le prime 3-4 squadre che vivono il calcio a livello professionistico, poi le altre hanno salari più bassi e quindi ci sono molti giocatori che lavorano”.
A Malta, in pochi hanno la fortuna di vivere il calcio come dei professionisti. Ma lì, Fontanella, veniva visto quasi come una “star”. E i numeri lo confermano. Il classe 1989, infatti, ha vinto anche il titolo di capocannoniere del campionato. Nel mezzo anche qualche presenza in Champions League ed Europa League. “Noi italiani quando andiamo all’estero veniamo visti sempre meglio rispetto a quando giochiamo nella nostra nazione. L’ho sempre detto, se mi fossi chiamato ‘Fontanellinho’ avrei fatto una carriera diversa”.
Gli anni a Malta passano. Stagione dopo stagione, gol dopo gol. Uno stile di vita rilassante e la possibilità di vivere giocando a calcio. Il sogno di tutti. Ecco dunque la richiesta per ottenere il passaporto maltese e per poter giocare in Nazionale. Ma le cose non vanno come previsto: “Nel 2020, avendo giocato cinque anni a Malta, è arrivato l’allenatore della Nazionale, Devis Mangia, che voleva farmi giocare con loro”. Alla fine, però, il passaporto non è mai arrivato.
Nulla di fatto. Ma Fontanella non è un tipo che si abbatte. Anzi. Si riparte a testa alta e si riprende a far gol. Quello che Mario sa fare al meglio: “Per me va bene così, sono stato una settimana in ritiro con loro e sono stato benissimo. Devo solo ringraziare il mister. Per me sarebbe stato un onore, la mia seconda figlia è nata lì e io mi sono sempre sentito maltese”.
Tutte le storie hanno una fine. Anche quando tutto sembra andare per il meglio. “Tutto è iniziato dopo la finale del Trophy persa con il Valletta il 15 maggio. Da quel momento ci sono stati dei problemi, perché il club non sta vivendo un buon momento. Io avevo un altro anno di contratto importante e per aiutare il club ho deciso di andare via”. Fontanella decide di lasciare Malta. Dire addio al posto che è stata la tua casa per otto anni non è mai semplice. Ma il calcio è così. Non c’è mai certezza. E quando è il momento di partire c’è poco da fare.
“Il mio procuratore, che è iraniano, mi aveva prospettato diverse offerte, tra cui due in Iran, due in Bahrain e altre sempre in Asia. Alla fine quella del Muharraq è stata quella che mi è piaciuta maggiormente, perché è la squadra più titolata del Bahrain, sarei stato il primo italiano a giocare lì e dal punto di vista economico mi hanno offerto un bel contratto. Poi è un paese ’free’, rispetto ad altri paesi in Asia non ci sono restrizioni e questa è la cosa più importante per la mia famiglia”. Fontanella ha scelto il Muharraq Club, la squadra più titolata del Bahrain. Un passo importante, tutt’altro che scontato. Anzi, una scelta insolita. Difatti, Mario, sarà il primo italiano nella storia a giocare nel campionato bahreinita.
Una scelta dettata da un obiettivo: quello di entrare nella storia. “Sono venuto qui per motivazione. Il club è il più importante del Bahrein ma non vince il campionato da cinque anni. Voglio fare la storia e farmi ricordare anche qui”. Insomma, a Fontanella l’ambizione non manca di certo.
Un nuovo capitolo porta sempre con sé delle abitudini differenti e un diverso stile di vita. “Io sono già qui, il club si è comportato benissimo con me. Loro iniziavano il ritiro il 16 luglio ma mi hanno fatto arrivare il 1º per farmi ambientare. Sono stato qui quindici giorni con la mia famiglia per vedere il posto, per me è stato importante”. E anche ambientarsi alle temperature del Bahrain non è semplice: “Il clima è molto più caldo, ma per fortuna non lo sto soffrendo molto perché a Malta la situazione era simile. Poi ci alleniamo alle 18, quindi si sta bene. Dalla prossima settimana però inizieremo a intensificare la preparazione e ci alleneremo anche di mattina. Sarà dura ma va bene così”.
Clima simile a Malta, ma la situazione legata alle infrastrutture, almeno a giudicare dalle prime impressioni, sembra molto più avanzata: “Per il momento ho visto solo quelle del Muharraq e sono rimasto stupito. All’interno hanno campi da futsal, basket e pallavolo e poi a dieci metri di distanza c’è lo stadio con dentro la palestra, degli spogliatoi immensi e poi due campi per fare allenamento. È una realtà totalmente diversa da quella di Malta, sono rimasto sorpreso”.
C’è stata anche qualche chiamata dall’Italia. Dei tentativi di riportarlo “a casa”. Ma Mario ha detto “no” senza pensarci: “Ho ricevuto delle offerte dalla Serie C. Ultimamente stavo parlando con il presidente di una squadra importante che mi voleva, ma gli ho detto che per il momento ritornare in Italia, in Serie C o in Serie D, non avrebbe senso. Mai dire mai, però l’obiettivo non è quello”.
Il tempo passa velocemente. Godersi il presente, sì, ma un pensiero al futuro bisogna sempre riservarlo. Iniziare a pensare cosa ci sarà dopo. Ma soprattutto capire quando arriverà quel “dopo”. “Qualche idea ce l’ho, però ora mi sento bene. Nel momento in cui capirò di non stare più bene fisicamente e mentalmente inizierò a pensare a cosa fare, ma mi sento così bene che non ci sto pensando tanto. La carriera dei calciatori si è allungata, specialmente per me che ho un fisico piccolino. Se mi curo e mi mantengo bene posso continuare a divertirmi ancora tanti anni”.
Nuova sfida, nuovi stimoli e nuove ambizioni. Il Bahrain ha chiamato, Fontanella ha risposto. A 33 anni un altro capitolo importante. Calcistico e di vita.
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