Nel corso di un’intervista esclusiva a Sky Sport l’ex allenatore della Roma ed attuale del Lille Paulo Fonseca si è soffermato a lungo sulla guerra in Ucraina. Una nazione a cui è particolarmente legato avendo guidato anche lo Shakhtar Donetsk.
“Tutti i giorni muoiono tante persone, tanti bambini, ma a noi sembra tutto lontano” ha esordito Fonseca che ha poi aggiunto: “Noi tutti possiamo fare di più. La verità è che per me è difficile guardare la sofferenza del popolo ucraino senza fare niente. Tutto quello che stiamo facendo è inviargli armi, ma loro sono soli a lottare contro un dittatore che mente tutti i giorni, che ammazza persone ed è un pericolo per tutta l’umanità. Quello che facciamo non è sufficiente per l’Ucraina e il mondo perché non è solo l’Ucraina in pericolo, ma tutto il mondo”.
Fonseca era a Kiev lo scorso 20 febbraio quando la Russia ha iniziato a invadare l’Ucraina: “Ero a casa quando le bombe sono arrivate a Kiev ed è stato un momento tragico, di panico per tutti. Sembrava un film, ma non lo era. Viverlo è diverso. Quando hai un bambino di due anni con te è difficile scappare, mantenere la calma. Il momento è stato molto difficile, ma non è niente se facciamo il paragone con le persone che continuano a vivere questo dramma ogni giorno”.
Drammatico il ricordo di quelle ore: “Quando le bombe sono arrivate tutte le persone volevano scappare, tutti volevano uscire dalla città. Per fare due o tre chilometri ci volevano otto ore. Al momento giusto l’ambasciata del Portogallo mi ha aiutato a rientrare. Sono state 30 ore di viaggio, tra i rumori degli allarmi anti aerei, senza sapere cosa ci potesse accadere. Avevamo il figlio della sorella di mia moglie con noi. Spero che tutto finisca”.
Fonseca ha parlato anche della sua esperienza sulla panchina della Roma: “L’esperienza a Roma è stata bellissima. Sono felice di aver fatto parte di un club speciale dove i tifosi sono calorosi. Non è stato facile, non è facile allenare la Roma, ma è stato un momento unico. Vivere la passione, la città, è stato bellissimo. Mi è piaciuto. Le persone sono speciali. La società, Tiago Pinto, sono stati onesti con me nel dirmi che con l’arrivo dei Friedkin avrebbero scelto un’altra strada, di ripartire da zero puntando su Mourinho”.
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