In questa stagione in casa Hellas Verona un giocatore ha spiccato più degli altri: Michael Folorunsho. Il giocatore in realtà è già conosciuto dai più. Molti lo hanno seguito durante il suo periodo al Bari, specialmente nella scorsa stagione di Serie B: dopo 8 gol e 4 assist in 30 partite, era tanta la curiosità di vederlo all’opera in Serie A, in mezzo ai più forti.
Il classe 1998 ha convinto in maglia gialloblù garantendo solidità difensiva e ripartenze spedite al gioco di Baroni. Spicca la partita giocata a San Siro contro il Milan, dove si è distinto in quasi tutti i fondamentali sopra compagni e avversari. Il suo nome è stato un richiamo costante in telecronaca: “Folorunsho… Folorunsho… Folorunsho…”. Mettiamola così, ha saputo attirare l’attenzione.
La storia di Michael Folorunsho ha avuto un inizio altalenante. Cresciuto nella scuola calcio della società dilettantistica del Savio Calcio, la Lazio restò subito attirata dal talento dell’italo-nigeriano. Tesserato per il proprio settore giovanile, tuttavia, nel 2017 il giovane Michael – dopo le ultime esperienze con la Primavera biancoceleste – non ha ottenuto il rinnovo di contratto con il suo club. Gaetano D’Agostino, noto ex centrocampista e anche ex allenatore di Folorunsho alla Virtus Francavilla, ha raccontato il motivo di questa decisione.
“Simone Inzaghi (che lo aveva anche allenato nella Primavera della Lazio) non voleva confermarlo in prima squadra”, ha svelato D’Agostino. “Veniva da un periodo difficile e, anche se era quotato tecnicamente, aveva alcune difficoltà dal punto di vista comportamentale. Spesso era ‘focoso’ e, a Roma, durante un incontro con i suoi procuratori, mi ha anche dimostrato che quanto si diceva sul suo conto era vero. È sempre stato un bravo ragazzo, ma era un po’ un ‘cavallo pazzo’, come si suol dire”.
Rimasto svincolato dopo l’esperienza alla Lazio, Folorunsho però ha avuto subito l’importantissima chance di giocarsi le sue carte tra i professionisti, all’età di 19 anni, proprio con la Virtus Francavilla di Gaetano D’Agostino. La sua crescita è stata graduale, ma impressionante. “Vidi da subito un grande potenziale in lui”, ha detto l’ex centrocampista. “Una volta gli dissi: «Se non arrivi in Serie A», scusatemi il termine, «sei un co****ne». Alla fine ho avuto ragione, ma ora non deve accontentarsi: può diventare uno dei centrocampisti più forti del nostro calcio”.
Cruciale il ruolo dell’ex allenatore biancazzurro sulla forte personalità di Folorunsho, tentando di renderla proficua traslandola su un campo da gioco. “Il mio lavoro fu proprio questo: credere sempre e comunque nel suo potenziale e fargli capire che doveva usare quella sua personalità in modo differente. Era diventata la mia sfida. Le provai tutte: un giorno lo misi fuori rosa. Gli dissi: «Da ora in poi, devi avere un comportamento esemplare». Con una stretta di mano nel mio ufficio, lui cambiò subito atteggiamento, passò dal giorno alla notte”. E da lì un crescendo per Michael Folorunsho, che oggi è arrivato in Serie A e anche in Nazionale.
La storia di Michael Folorunsho è un esempio di determinazione e crescita nel mondo del calcio. Dalla sua esperienza giovanile con la Lazio ai successi con il Bari e ora l’Hellas Verona, Folorunsho sta dimostrando che, con impegno e dedizione, è possibile la metamorfosi da “cavallo pazzo” a stellina del calcio nostrano. Gli appassionati seguiranno con interesse il suo percorso, ansiosi di capire cosa gli riserverà il futuro. Magari il Napoli – che detiene il suo cartellino – oppure chissà…
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