La capacità di guardare oltre. Quella di vedere ciò che spesso gli altri non vedono, o magari intravedono. Sono caratteristiche che appartengono alla storia di Michael Folorunsho, centrocampista che farà parte della spedizione azzurra per gli Europei in Germania. Classe 1998 e una lunga trafila, praticamente in ogni categoria. «La Nazionale? Già il fatto che si parli di me, è un onore. Ho fatto la C, la B e ora la A. Per me è un sogno», con l’accento romano che lo caratterizza e e il sogno di ogni bambino da realizzare.
Nella sua ascesa c’è anche la lungimiranza di due figure nel corso degli anni: il primo è Domenico Fracchiolla, il secondo è Matteo Scala. Riavvolgiamo il nastro, però. Micheal cresce nel settore giovanile della Lazio, che dopo l’esperienza in Primavera decide di non procedere al primo contratto da professionista (dopo l’addestramento tecnico, ndr) ed ecco che arriva la Virtus Francavilla con il direttore sportivo Fracchiolla. «La Lazio avrebbe potuto farlo entro il 15 luglio– spiega Fracchiolla, all’epoca direttore della Virtus Francavilla, ai nostri microfoni- ma sapevamo che non voleva fargli il primo contratto. Io lo avevo visto quando ero nel settore giovanile del Bari e lui era negli Allievi Nazionali, lo avevo contattato da inizio giugno. Noi andavamo con la Virtus in ritiro il 13 luglio e siamo passati a prenderlo da Roma perché andavamo a Chianciano Terme (ride, ndr) e il 16 lo abbiamo fatto firmare subito». E sull’approdo in Nazionale non ha mai avuto dubbi: «Io le qualità le avevo già viste, ero convinto che arrivasse in Serie A. La trattativa con il Napoli? C’era il Bari che ci aveva contattato e poi abbiamo fatto tutto con il Napoli per l’accordo tra i due club. Si era interessato l’Empoli con un’offerta ma la prospettiva Napoli e Bari era troppo importante. Per me è una soddisfazione importantissima».
I dieci gol in due anni con la maglia della Virtus in Serie C attirano le attenzioni del Bari, appena tornato tra i professionisti. A guidare l’area tecnica dei biancorossi c’era Matteo Scala (oggi nell’area sportiva del Genoa, ndr) e uno degli storici collaboratori di Giuntoli al Carpi. Comincia la la trattativa con il Francavilla: la richiesta è alta per la Serie C e non trattabile, un milione di euro. Investimento che in quel momento il Bari non può fare, ecco perché subentra il Napoli (società sempre di proprietà dei De Laurentiis, ndr): l’acquisto quindi lo fa la società del presidente Aurelio. «Il lavoro fatto con il Napoli è stato di assoluta collaborazione. Perché io– spiega Scala ai nostri microfoni- ho chiuso l’accordo con il procuratore del ragazzo per prospettargli l’ipotesi Bari, mentre Giuntoli e Pompilio hanno chiuso con la Virtus Francavilla, anticipando diversi club di Serie A e Serie B che lo avrebbero portato subito in ritiro». Non ha mai avuto dubbi l’ex diesse biancorosso: «Le sue qualità erano abbastanza evidenti. Quell’anno non sono venute fuori ma ero convinto che sarebbe arrivato in alto».
Il salto in una piazza come Bari, però, non porta subito risultati. Tra problemi fisici e il rendimento di squadra non buono, la prima stagione è negativa. Il percorso, da lì in poi è lungo, ma arriva comunque a destinazione. Con la Reggina e il Pordenone fa bene, prima di tornare a Bari in Serie B questa volta nello scorso campionato: in questi trasferimenti sempre sotto contratto con il Napoli che gli aveva fatto firmare un contratto di cinque anni. L’anno scorso il prestito a Bari e soprattutto il prolungamento di contratto.
La storia poi è nota a tutti: in biancorosso- nella sua seconda edizione- ne segna nove ed è straripante. Esattamente come ha dimostrato di esserlo in Serie A con il Verona. Il Napoli se lo coccola ed è pronto ad accoglierlo la prossima estate. È il prototipo del calciatore moderno, ma non solo. È l’esempio perfetto della lungimiranza, del lavoro nelle categorie più basse e soprattutto dell’attesa. Folo ci ha messo qualche anno per diventare il giocatore che è oggi. Spesso serve pazienza e l’ambiente giusto. Ieri era in C, oggi è sicuramente pronto per il Napoli e per disputare l’Europeo con la Nazionale.
A cura di Davide Abrescia
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