Categories: Interviste e Storie

Foggia-Carpi, una notte magica: Cicerelli e quel sogno ora realtà

‘L’emozione non ha voce’, sulle note di Adriano Celentano. Correva l’anno 1999. L’uscita della Play Station 2, Matrix al cinema e la voce di Celentano – giustappunto – a scaldare i sogni di milioni di italiani, all’alba del nuovo millennio. I sogni, già. Senza tempo e senza età. Non si è mai troppo piccoli o troppo grandi per poter sognare.

Prendete Emanuele Cicerelli. Lui nel 1999 aveva appena cinque anni, ma con un sogno preciso e costante a scandire le sue giornate pallone…e pallone per le vie della sua San Giovanni Rotondo: giocare nel Foggia. Il suo (unico) amore calcistico, la squadra per la quale ha sempre tifato. Il (grande) sogno sembra avverarsi, settore giovanile in rossonero. Preludio, però, di un addio sofferto. Che poi, in realtà, non è mai un addio finché c’è anche solo una minima speranza di ritornare.

La speranza c’è. Si intravede, in fondo al tunnel di mille esperienze in Serie C, da Barletta a Pordenone. Cicerelli comincia a crederci davvero, al punto da non prendere nemmeno in considerazione le altre offerte, al punto da far squillare il telefono del suo procuratore, Paolo Paloni, anche tre volte al giorno. Stesso ritornello, ‘solo Foggia, voglio solo tornare lì’. Undici giorni fa (parte) del sogno si avvera: Cicerelli torna ufficialmente a Foggia. Quella Foggia di cui alle porte del nuovo millennio già ne conosceva tutti i cori delle curve, già ne fantasticava un giorno il debutto sul prato dello Zaccheria.

Domenica 26 agosto. Già cerchiato in rosso (e nero) sul calendario, quel giorno ora sarà sempre (più) speciale. Foggia-Carpi, sessantaduesimo minuto. Cicerelli prende palla, supera due avversari, dribbling…gol! Palpitazione fortissima, emozione indescrivibile. Nove minuti dopo l’ovazione di tutto lo Zaccheria e l’abbraccio di Grassadonia, il ‘maestro’ con il quale aveva condiviso l’esperienza alla Paganese. Nove minuti di estasi, sognava ad occhi aperti, Cicerelli. L’emozione di un sogno che (finalmente) si è avverato. L’emozione di un sogno dal quale non si vuole più svegliare. Una notte magica, di quelle che vorresti non finissero mai. Di quelle che non ci dormi la notte e non riesci a spiegare. Già, l’emozione non ha voce…

Lorenzo Buconi

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