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Diego Flores, da traduttore di Bielsa ad allenatore rivelazione in Argentina

Borombombom borombombom es el equipo del traductor’, ovvero: È la squadra del traduttore’. Si sentiva solo questo coro all’Estadio Mario Kempes di Córdoba dopo la vittoria del Godoy Cruz ai rigori in Copa Argentina contro il Racing Avellaneda, che è valsa la qualificazione ai quarti di finale contro il Tigre.

Quelle parole pronunciate dalla squadra mendocina sono dedicate al proprio allenatore, Diego Flores. Un nome che ai più non dirà niente, ma un volto noto grazie alle conferenze stampa di Marcelo Bielsa al Leeds. Già, perché era proprio lui l’incaricato di tradurre le parole del Loco in inglese.

  

 

 

Dagli amatori allo staff del Loco

Da giocatore non è mai arrivato al professionismo e ha sempre giocato nei tornei amatoriali della provincia di Córdoba. Da attaccante e poi da centrocampista o esterno fino a 24 anni, quando decise di voler diventare un allenatore professionista. Allo stesso tempo si è laureato in educazione fisica,  per mantenersi ha insegnato per 9 anni in una scuola e ha ottenuto il patentino da allenatore che gli è servito per allenare il General Paz Juniors e lo Sportivo Belgrano nel 2012.
 
Esperienze interrotte subito però. Nel 2013 ha lasciato l’Argentina e si è trasferito in Europa per studiare francese e inglese. Prima in Irlanda e in Inghilterra, dove ha assistito anche agli allenamenti di Pochettino al Southampton, e poi in Francia per entrare nello staff del Loco al Lille grazie a un contatto comune, il cileno Diego Reyes. Per riuscirci, per un anno non ha fatto altro che visionare partite, montare video, analizzare azioni e preparare reportage che hanno convinto Bielsa ad invitarlo ad unirsi alla propria squadra di lavoro alla Lazio, prima che la trattativa saltasse.

 

 
 
Da video analyst ad assistente tecnico, un’esperienza che lo ha arricchito di conoscenze e valori. “È stato un dono e un onore, mi ha migliorato come persona”. Incarichi di campo, ma anche qualche mansione extra, come quella di interprete nelle interviste dell’allenatore rosarino nella prima stagione al Leeds. Non sono un traduttore. Lo dico per rispetto verso coloro che si sono laureati e hanno studiato duramente. Il mio inglese non è perfetto”.
 

‘Non chiamatela rivoluzione’

Arrivato da un mese in quella che viene riconosciuta come la capitale argentina del vino, alla prima vera esperienza in panchina il quarantenne originario di Córdoba ci ha messo poco ad entrare in sintonia con i giocatori e a ottenere risultati che hanno portato il Godoy Cruz dal ventunesimo all’ottavo posto valido per la qualificazione alla prossima Copa Sudamericana. Una partecipazione ai tornei internazionali che manca dal 2019, dopo alcune stagioni di sofferenza, tra risultati negativi, pandemia e segnate dla morte del capitano Santiago Garcia, suicidatosi lo scorso febbraio.

 

 

Una formazione alle prese con i Promedios, che fino a un anno fa era invischiata nei bassifondi di un torneo a 26 squadre e che nel giro di 4 giorni ha vinto contro le due grandi di Avellaneda. Ma guai a chiamarla rivoluzione. “Siamo molto lontani da ciò. Qui non c’è nessuna rivoluzione, ma l’intenzione è quella di far crescere tutti rapidamente con una proposta di gioco che implica dei rischi. Mi sono reso conto che non so niente di calcio. Quando sono arrivato al club, non conoscevo il reale potenziale dei giocatori”, ha dichiarato a Olé.
 
Equilibrio e rischio sono le parole per riassumere i concetti del suo credo, oltre a un maggior uso dei video, che riportati in campo diventano un 4-2-3-1 con una squadra composta per lo più da U23. 13 gol in 4 partite da quando siede sulla panchina del Bodeguero, ne fanno la formazione che ha segnato di più nelle ultime 4 giornate di campionato.  Una difesa con profili d’esperienza, mentre da centrocampo in avanti spazio alla gioventù e ai prodotti del settore giovanile, come il mediano Abrego (‘00), gli esterni Burgoa (‘00) e Ojeda (‘98), il trequartista Bullaude (‘00) e il centravanti Badaloni (‘00).

Il Godoy Cruz di Diego Flores non si pone obiettivi, ma vuole continuare a crescere partita dopo partita, sia in campionato che in Copa Argentina dove è capitato nella parte di tabellone opposta a quella del Boca, ma con l’altra sorpresa del semestre: il Talleres, attuale capolista della Liga Profesional. La squadra del traduttore vuole continuare a stupire. “Promettere quando non ci sono certezze è avventato, ma è impossibile non sognare“, parola di Bielsa. Avversarie avvisate.

Mattia Zupo

Giornalista pubblicista e studente in Scienze Umanistiche per la Comunicazione. Fiorentino nato a Fiesole nel 1996. Notti magiche, quelle passate a vedere il calcio sudamericano, dove il talento e la garra prevalgono sulla tattica. Uno sguardo al futuro e uno al passato alla ricerca di storie legate al fútbol.

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