Callejon non segnava in Serie A da quasi 17 mesi. 5 luglio 2020, nel 2-1 del Napoli alla Roma c’è anche il suo zampino. Lo stadio si chiamava ancora San Paolo perché nella testa di tutti Maradona era immortale. In panchina c’era Gattuso, che un mese dopo in Champions avrebbe affrontato il Barcellona di Messi e Suarez. Dall’altra parte Zaniolo rientrava sei mesi dopo la prima rottura del crociato. Insomma, sembra passata una vita. Nel mentre Callejon ha salutato quella che per sette anni è stata casa sua, ha vissuto i primi due mesi della sua carriera da svincolato e ha scelto Firenze per ripartire. Da lì un digiuno lungo 41 partite, impensabile per uno che in Italia di gol ne aveva fatti più di 80.
Si è sbloccato nel momento più importante, con la Samp avanti grazie a Gabbiadini. Un po’ un film già visto, perché l’anno scorso i blucerchiati con la Fiorentina avevano vinto sia all’andata che al ritorno, perdendo solo una volta al Franchi nelle ultime sei. Poi al 23’ ecco Sottil per il taglio a destra di Callejon, proprio come succedeva a Napoli su lancio di Insigne. E c’è sempre Callejon dieci minuti più tardi a liberare Bonaventura, che serve un cioccolatino perfetto per il 29esimo gol nell’anno solare di Vlahovic. Negli ultimi 69 anni meglio hanno fatto solo Ronaldo, Crespo e… Higuain. Sì, alla fine Napoli torna sempre. Basta vedere anche il numero dietro la schiena di Callejon. Il sette, ereditato da Ribery. Con quella maglia in azzurro fece dimenticare Lavezzi e Cavani, che l’avevano indossata prima di lui.
A Firenze Callejon era stato chiamato per far dimenticare Chiesa. Beh, compito difficile: “Io il suo sostituto? No, io sono Josè Maria Callejon”, sottolineò con orgoglio appena messo piede all’aeroporto di Peretola. Qualche chilometro più in là Federico, prelevato dal ritiro di Coverciano e con ancora la tuta della Nazionale addosso, stava svolgendo le visite mediche con la Juventus. Porte girevoli, chi parte e chi arriva. Quante difficoltà… nel primo anno in campo Callejon passa solo 767’. Lui, abituato a lottare per lo scudetto, si ritrova a battagliare per la salvezza. Da ala nel tridente di Sarri diventa improvvisamente un esterno nel centrocampo a cinque di Iachini, successore di Montella.
Ricordi lontani, perché il tempo vola e cancella tutto. L’anno scorso Callejon in campionato giocò titolare solo sei volte. Con gli 89’ contro la Samp, adesso, è già a 12. Italiano, che lo ha schierato di nuovo nel suo ruolo, non ci rinuncia mai. Lo ha apprezzato fin da subito, perché lo spagnolo lavora duro e ha l’umiltà dei genitori, che passavano le giornate fra frutta e verdura. Ha chiuso ottobre con l’assist per il terzo gol di Vlahovic allo Spezia. Ha fatto ancora meglio a novembre – un anno fa era di questi tempi era alle prese con il Covid – servendo sempre Vlahovic nella sconfitta di Empoli e riportando sulla strada giusta il match contro la Samp con il gol del momentaneo 1-1. E il mondo è cambiato anche per la Fiorentina, a sette punti dall’Atalanta in zona Champions: è la quarta partita in casa che vince segnando più di due gol. Non faceva meglio dal 1960, quando arrivò a cinque. Un anno dopo Commisso si trasferirà negli Stati Uniti. per raggiungere il padre Giuseppe, falegname in Pennsylvania. Lì iniziò la sua storia, chissà che non ci abbia pensato mentre raccoglieva cori e applausi sotto la Fiesole.
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