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“Mi innamoro solo se…”. Fiorentina-Roma, la notte di Batistuta

Cuore diviso a metà. Un punto a testa la miglior medicina . I gol di Veretout e Florenzi non accontentano proprio nessuno. Né Pioli né Di Francesco. Non i tifosi della Fiorentina e nemmeno quelli della Roma. Batistuta sì, probabilmente è lui l’unico che esce dal Franchi con il sorriso stampato sul volto. Perché così si è evitato la difficoltà di scegliere da quale parte stare. Colori troppo importanti per lui, entrambi. 151 gol in A da una parte, uno Scudetto vinto dall’altra. Notti europee illustri con il viola addosso, l’ultimo vero Bati in giallorosso. I gol a Wembley e al Camp Nou, ai quali rispondono i 70 miliardi di lire spesi da Franco Sensi per strapparlo a Firenze nell’estate del 2000. La cifra più alta allora spesa per un ultratrentenne, decisamente superiore rispetto ai 12 miliardi con cui Mario Cecchi Gori lo aveva portato in Italia nove anni prima.

Di questi tempi, diciotto anni fa, Gabriel Omar Batistuta segnava un gol allo scadere proprio alla Fiorentina. La prima da ex contro i suoi vecchi tifosi. La rete della vittoria, che però lo fece scoppiare in lacrime. Troppo il dispiacere provato nei confronti di chi, solo qualche anno prima, gli aveva dedicato una statua fuori dalla Fiesole. Raccontare il Bati tornato al Franchi per assistere a Fiorentina-Roma è difficile. Quasi un’impresa, perché lo Sky Box che lo ospita viene interamente oscurato. Ciak, si gira. E il regista Pablo Benedetti, che sta girando il docu-film sulla vita dell’argentino, ha voluto così tenere lontani i tanti occhi curiosi. Lo si può solo immaginare Gabriel. È arrivato all’ultimo, a solo una mezz’oretta dal calcio d’inizio. È andato via a dieci minuti dalla fine, il che probabilmente gli ha anche impedito di vedersi il gol di Florenzi. Nel mentre i tanti taglieri portati dal servizio cucina del Franchi: finocchiona e pecorino, quasi un tuffo nel passato, quando fra una partita e l’altra la Toscana sapeva come viziarlo. Poi un bel piatto di cappelletti di maiale brado con burro montato alle nocciole. Beh, di romano ha poco, ma Bati ha comunque gradito.

Con un bel calice di vino bianco in mano ha anche guardato il campo, ovviamente. Occhi soprattutto per il Cholito Simeone, che ce la mette tutta come faceva suo papà quando giocava in Nazionale con Gabriel. Conquista anche un rigore, ma non riesce a sbloccarsi e a rompere un digiuno che dura da sette partite, uscendo con il broncio al momento della sostituzione. Ha ammirato le cavalcate di Chiesa, rivedendoci magari anche un po’ di babbo Enrico, con cui ha condiviso solo la parte finale della sua lunga vita fiorentina. Anche Bati ha esordito in A a Torino contro la Juventus, proprio come Federico con Paulo Sousa, anche lui presente stasera in una tribuna sempre più vip. Batistuta, forse, avrà sorriso anche e soprattutto nel vedere i suoi ex compagni impegnati in altre vesti. A cominciare da Di Francesco, che non avrebbe mai immaginato in giacca e cravatta a fare l’allenatore. Proseguendo con Totti, che nell’anno dello Scudetto giocò decisamente di più rispetto ad Eusebio e che, nel giorno del suo ventesimo anniversario da giocatore di Serie A, definì Bati: “Il miglior compagno di squadra con cui abbia mai giocato”. Finendo con Pioli, compagno alla Fiorentina fino al 1995. Lui difendeva e Bati attaccava. Opposti, ma legati da grande affetto: “Un onore aver giocato con te”, l’omaggio che l’allenatore viola gli rese lo scorso 1 febbraio nel giorno del suo quarantanovesimo compleanno.

Bati, però, non ha salutato nessuno. Non è sceso negli spogliatoi, non ha scattato foto con i suoi vecchi amici. Forse lo ha fatto nell’oscurità del suo Sky Box, fuori no. Voleva godersi ogni momento della sua Firenze. Lo ha fatto soprattutto all’intervallo, quando ha deciso di affacciarsi per salutare i suoi vecchi tifosi: “Mi innamoro solo se vedo segnare Batistuta”, gli canta la curva. Lui sorride e saltella. Un tempo faceva il calciatore e mitragliava alla bandierina. Ora studia da allenatore e, soprattutto, da attore. Il capello lungo ha lasciato il posto ad un taglio più corto e le caviglie sono segnate dalle tante battaglie. Ma, ad essere rimasto uguale, è il suo amore per Fiorentina e Roma. Che, per non fargli un dispetto, si sono concesse un punto a testa.

Simone Golia

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