Una tecnica singolare, ma vincente. Così Oliver Christensen, portiere della Fiorentina, ha portato la Viola ai quarti di finale di Coppa Italia.
Ai calci di rigore l’ex Hertha Berlino ha provato in tutti i modi a “destabilizzare” i tiratori avversari che si presentavano via via dagli undici metri: provocazioni verbali, gesti delle braccia, buffetti ed espressioni del viso che hanno distratto Man e Camara. Entrambi hanno commesso errori dal dischetto consegnando alla Viola il passaggio del turno.
La sua Fiorentina aveva rischiato seriamente l’eliminazione dalla Coppa Italia, dopo la finale dello scorso anno persa contro l’Inter. Sotto 2-0 nel primo tempo, ha rimontato nei dieci minuti finali coi gol di Mbala Nzola e Riccardo Sottil (su calcio di rigore).
Christensen è stato determinante nella serie finale di rigori, finita con quattro penalty realizzati dai Viola e solo uno dal Parma. Già durante i regolamentari aveva bloccato diversi tiri pericolosi degli avversari. I due errori dal dischetto degli emiliani sono stati anche una conseguenza delle “distrazioni” di Christensen: nessuna parata, ma due errori provocati indirettamente. Solo Hernani è riuscito a battere il portiere danese.
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