Con l’arrivo della primavera, quest’anno a Firenze non è sbocciato solo il giglio, ma tutta la Fiorentina. 9 vittorie consecutive tra marzo e aprile – il record storico di 10 solo sfiorato -, che hanno permesso alla squadra di Italiano di ricompattare l’ambiente, dopo le tante critiche ricevute da settembre a febbraio, complici i risultati altalenanti tra campionato e coppe, ma anche una piazza ambiziosa, passionale e umorale che troppo spesso fatica a trovare un equilibrio. Sin dai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini.
La miglior versione di Dodo, i gol di Cabral, l’equilibrio di una coppia affiatata come Mandragora e Amrabat, la classe di Castrovilli e l’esperienza di Bonaventura, oltre a un Nico González decisivo quando conta (vedi Poznan e Basilea) e risposte convincenti anche da chi come Luca Ranieri la scorsa estate sembrava un separato in casa. Giocatori e prestazioni che erano mancate nella prima parte di stagione, al netto di qualche gol di troppo subito in maniera elementare anche di recente. Un mix di fattori e il credo offensivo del proprio condottiero. Vincenzo Italiano, uno che a Trapani e a La Spezia aveva conseguito obiettivi impensabili grazie al motto: “Nessun limite, solo orizzonti”. Così, Firenze è tornata a sognare un titolo che manca da 22 anni, e in questo ultimo scorcio di stagione la Fiorentina potrebbe addirittura alzare 2 trofei. Qualcosa che ai viola non accadeva dal 1961, quando si giocarono la finale di Coppa delle Coppe e della Coppa Italia.
“Torneremo a esser campioni come nel ‘56”, questo è il coro che è riecheggiato più volte al Franchi nelle ultime settimane, sugli spalti ma anche negli spogliatoi. Un connubio tra città e squadra certificato dall’abbraccio dopo la vittoria contro l’Udinese in vista della semifinale di ritorno contro il Basilea, quando allenatore e giocatori sono andati sotto la Fiesole. Episodio che si è ripetuto anche all’allenamento a porte aperte all’antivigilia della finale con i nerazzurri, con 6mila tifosi di lunedì in Maratona sotto il sole e lo striscione: “Per esser di Firenze vanto e gloria”. Le strofe dell’inno di Narciso Parigi, ma anche un messaggio chiaro.
23mila cuori viola sono attesi questa sera all’Olimpico. Un esodo superiore a quello dei 18mila del 2014. 8 maxischermi saranno presenti in altrettanti luoghi del capoluogo toscano per vivere la finale di Coppa Italia contro l’Inter, mentre per il 7 giugno si valuta l’apertura il Franchi per permettere a chi non potrà andare a Praga di assistere insieme alla gara contro il West Ham. Firenze è carica e ci crede. Inter e Hammers avvisati.
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