Categories: Interviste e Storie

Comuzzo in nazionale, la sua storia: “Dalla perdita più grande alla rinascita”

Dopo aver trovato un posto nella difesa di Palladino, Pietro Comuzzo è stato convocato per la prima volta in nazionale dal CT Luciano Spalletti. Il difensore classe ’05 è stato chiamato per i due impegni in Nations League contro Belgio e Francia. Questa la nostra intervista di fine novembre 2023: “A inizio 2023 ho avuto la perdita di mia mamma. È stato difficile, ma l’ho superata grazie alla mia famiglia: siamo rimasti uniti e siamo riusciti a essere forti come avrebbe voluto lei per andare avanti. Poi mi sono tolto qualche soddisfazione, perché ho iniziato a giocare in Primavera, ho giocato due finali sia in Coppa che in campionato, anche se non sono andate come volevo. E verso fine 2023 è iniziato il percorso con la Prima Squadra. Tanti alti e bassi, ma l’importante quando succedono queste cose è farsi forza, anche quando sembra che non ci sia, e andare avanti”, così Pietro Comuzzo a GianlucaDiMarzio.com.


Credits: Martina Cutrona

Il giovane difensore della Fiorentina è nato a San Daniele del Friuli ed è stato è stato il primo 2005 a esordire in Serie A con la maglia viola nella vittoria per 3-1 contro il Napoli al Maradona (8 ottobre 2023), per poi entrare contro Cukaricki e Bologna. “Quando Italiano mi ha detto di prepararmi, mi sono alzato e mi sono scaldato per 30 secondi. Non ho avuto neanche il tempo di capire cosa stava accadendo. Sono entrato in quei 7-8 minuti e siamo riusciti anche a segnare il terzo gol (Brekalo, ndr). Lì per lì non ci pensavo, dopo ho realizzato cosa significa esordire al Maradona con 60mila persone. Non è cosa da poco, un’emozione unica. Dopo la partita poi ho parlato con mio papà, che stava guardando la partita con mio fratello, e anche per loro è stata un’emozione bellissima dopo tutto quello che abbiamo passato quell’anno. Qualcosa di bello e unico”.


Credits: Piovesan

“Volevo fare il portiere. Mi chiamano soldato e mi ispiro a Van Dijk”

In casa Comuzzo, il pallone è una questione di famiglia. Pietro ha iniziato a giocare a calcio nel Tricesimo, insieme al fratello gemello Francesco, e dopo 4 anni sono passati entrambi prima all’Udinese, poi al Pordenone nel 2019 e infine alla Fiorentina nel 2021. “A trasmettermi questa passione è stato mio padre, che faceva il portiere, anche se non a livelli eccezionali. È stato lui ad avvicinarmi a questo sport a 5 anni. All’inizio volevo fare il portiere come lui, poi sono diventato un difensore. Poi ho fatto il percorso anche con mio fratello e giocare a calcio è diventato ancora più bello di quanto non lo fosse già. Ci sfidavamo più volte, dal giardino al campetto e ci marcavamo a vicenda: è stato bello perché siamo andati insieme alla Fiorentina, ma poi le nostre strade si sono divise”. 185 cm d’altezza, difensore centrale e all’occorrenza anche terzino destro. “Mi ispiro a Chiellini, non solo come giocatore, ma anche come persona. Magari ora anche Van Dijk come difensore moderno. Credo di dover migliorare in ogni aspetto. Dal punto di vista tecnico e difensivo, io mi reputo un giocatore abbastanza completo, ma che non eccelle in nessuna caratteristica. Devo migliorare a 360 gradi”. Sguardo freddo e ragazzo serio, sui social lo hanno soprannominato ‘Soldato’. “Dai tempi dell’U16 mi chiamano così. È per il mio modo di fare, per il mio taglio di capelli corti e per essere sempre puntuale, preciso e attento. Cerco di non sgarrare mai e di andare sempre il più forte possibile. Per questo è nato il mio soprannome”.

Dall’U15 all’U20, il percorso di Comuzzo si è sempre suddiviso tra club e maglia azzurra: “Per me è un onore e un orgoglio vestirla nello sport che amo, cerco sempre di dare qualcosa in più. Ci vogliamo far sempre rispettare ovunque andiamo perché siamo l’Italia. La finale dell’Europeo del 2021 resta il ricordo più bello. Ero a casa sul divano con i miei a vederla ed è stato bellissimo. La semifinale invece l’avevo vista con i miei amici e dopo siamo usciti in centro: c’era entusiasmo con tutte le persone per strada che erano unite da un semplice sport dopo il periodo del covid”. Ricordi, ma anche sogni e obiettivi per il futuro. “Arrivare all’Europeo con la nazionale e più avanti possibile. Allora Italiano è stato coraggioso a mettermi in campo, ma avrà visto anche l’attenzione e l’impegno che ci metto negli allenamenti. Di obiettivi però non me ne pongo, perché tramite il lavoro le soddisfazioni te le togli, magari non sai quando e quali, ma prima o poi arrivano. Penso solo a lavorare forte ogni giorno, il resto verrà da sé”. Parola di soldato.

Mattia Zupo

Giornalista pubblicista e studente in Scienze Umanistiche per la Comunicazione. Fiorentino nato a Fiesole nel 1996. Notti magiche, quelle passate a vedere il calcio sudamericano, dove il talento e la garra prevalgono sulla tattica. Uno sguardo al futuro e uno al passato alla ricerca di storie legate al fútbol.

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Mattia Zupo

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