Il Franchi, probabilmente, se lo ricordava diverso. Lo ha lasciato con il sole di maggio e 30mila spettatori. Lo ha ritrovato cupo e grigio, un po’ per il tempo e un po’ per la protesta della curva Fiesole: “La gente si riconquista con i fatti, non a parole” Aveva detto Montella alla vigilia. Lui che, a parole, non si era lasciato benissimo quattro anni fa. Ma che, nel suo mandato, i fatti li aveva mostrati eccome.
Il 31 maggio del 2015 salutava Firenze con un 3-0 al Chievo e il quarto posto. Il terzo consecutivo, che oggi vorrebbe dire Champions League. La prima del Montella bis, invece, è un pari (il sedicesimo per i viola) davanti a 20mila persone che però, per un tempo, sono state molto meno. Lo sciopero della curva, infatti, lo ha lasciato solo per tutti i primi 45’. Non il massimo per chi è tornato con l’intenzione di godersi ogni momento, di vivere questa sua esperienza con meno distacco: “Sarà per l’età” Aveva scherzato.
Ci sarà tempo per un futuro più luminoso. Il presente dice tanti cori contro la proprietà e uno striscione in bella mostra “Pioli uno di noi”. Affetto per l’ex, che non vuol dire rancore nei confronti di Montella, salutato con tanti applausi all’ingresso in campo. L’abbraccio a Murelli (il vice del suo predecessore), poi una partita iniziata con il cappuccio del giubbotto e finita con un cappellino viola, perché la pioggia è caduta copiosa. Lui resta fuori dalla panchina, si dispera per le prime parate di Skorupski e per il palo di Muriel. Comanda i movimenti di Gerson, confonde due volte Federico con papà Enrico e consola i suoi ragazzi, tornati negli spogliatoi a testa bassa per l’ottava partita di fila senza vittoria.
Successe anche nel girone d’andata, da ottobre a dicembre. In quel caso la vittoria arrivò al nono tentativo contro l’Empoli. Il prossimo ostacolo si chiama Juventus. Vincere allo Stadium non sarà facile, anche se Montella sa come si fa. I tifosi, però non si dispererebbero qualora il successo arrivasse in quella dopo ancora. Il 25 aprile a Bergamo, nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro l’Atalanta. Ci sarà da lavorare, Montella lo sa e non si scompone.
Sa come costruire a Firenze. Lo fece anche nell’estate del 2012, quando arrivò dopo una stagione vissuta nell’incubo retrocessione e con appena dieci giocatori in ritiro: “Ma forse anche qualcosa in meno” Racconta con il suo solito sorriso. Non è spaventato, anzi. Ha chiamato anche Pioli per ringraziarlo, perché ha trovato una squadra con idee importanti e fisicamente a posto. A lui adesso il compito di farla decollare. Come sette anni fa, sempre destinazione Europa. Passando dalla porta secondaria.
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