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“Ciao, Joe”: da Pozzallo alle 2 finali con la Fiorentina

Farà strano non vederlo più al Viola Park a prendere il caffè con i tifosi e girare per il centro sportivo con il suo golf cart. La Fiorentina e il mondo del calcio piangono la scomparsa di Joe Barone. Aveva 57 anni e il pallone è sempre stato la sua passione. Da bambino giocava nel Pozzallo, squadra di un comune di 18mila abitanti in provincia di Ragusa e sognava di giocare in Serie A. Un sogno che si è realizzato, ma grazie alla sua passione, nel massimo campionato italiano Joe ci è arrivato con un altro ruolo e dopo un percorso tortuoso. Dalla Sicilia si è trasferito a New York insieme alla sua famiglia e anche lì ha continuato a giocare a pallone, prima nel quartiere italoamericano e poi al St. Francis College. La svolta è arrivata quando ha conosciuto Rocco Commisso, presente ad assistere a una delle partite tra la scuola cattolica e la Columbia University, l’università in cui ha studiato il presidente viola.

 

 

Un ruolo da dirigente nei Cosmos, poi da braccio destro nella Fiorentina targata Commisso. Un po’ come Galliani con Berlusconi: è questo che trasmette sin da subito la sua figura al momento del passaggio di proprietà nel 2019. I primi anni nel calcio italiano non sono stati semplici, con una Fiorentina reduce da una salvezza all’ultima giornata, il 57enne ha saputo vendere bene realizzando le 2 più grandi plusvalenze della storia del club viola. E dopo 2 anni con la Fiorentina fuori dalle coppe e con qualche passo falso nel cammino è arrivato anche il piazzamento in Europa, con la qualificazione in Conference e le 2 finali disputate nella stagione successiva. Una crescita repentina, quella del dirigente siciliano, che allo stesso tempo è stato protagonista nelle battaglie della Fiorentina nella politica del calcio: dalle commissioni degli agenti alle infrastrutture, oltre alla cura dei rapporti con le istituzioni come con Ceferin. 

  

 

 

Un ruolo attivo anche sul mercato e sulla scelta degli allenatori. Italiano lo aveva visto per la prima volta in un Trapani-Catania in Serie C e lo aveva colpito, ma era stato decisivo anche nello strappare il sì di Gattuso, l’allenatore tanto voluto da Rocco. Ha saputo poi tessere rapporti con club di livello mondiale, come il River Plate, il Real Madrid, l’Arsenal e lo United. Ironico e senza peli sulla lingua, Barone si è trasferito Firenze e l’ha capita, ma non sempre è riuscito a mettere tutti d’accordo.

 

 

Spesso criticato, Joe è andato avanti per la sua strada, circondato dall’esperienza nel mondo del calcio di Pradè e Burdisso. La Fiorentina in semifinale di Coppa Italia per la terza stagione consecutiva, ancora in corsa in campionato per l’Europa e in lotta per vincere la Conference è la conseguenza naturale dell’operato di una società con idee all’avanguardia, scouting e valori. Un modus operandi che alle parole fa seguire i fatti. Una rarità nel panorama italiano, un modello. Il Viola Park ne è l’esempio nelle strutture, Kayode quello di una filosofia che punta sui giovani italiani per creare il senso di appartenenza e per fare da serbatoio a Coverciano. Per quella maglia azzurra con cui Barone esultava a New York per le vittorie del 1982 e del 2006. E adesso continuerà a farlo anche da lassù.

Mattia Zupo

Giornalista pubblicista e studente in Scienze Umanistiche per la Comunicazione. Fiorentino nato a Fiesole nel 1996. Notti magiche, quelle passate a vedere il calcio sudamericano, dove il talento e la garra prevalgono sulla tattica. Uno sguardo al futuro e uno al passato alla ricerca di storie legate al fútbol.

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