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FA Cup, deja-vu Liverpool: Chelsea battuto ai rigori, di nuovo

È il 14 maggio o il 27 febbraio? Se lo sono chiesti tutti a Wembley, durante la finale di FA Cup. Il 27 febbraio sempre nello stesso stadio si giocava la finale di EFL Cup, la seconda coppa inglese. A contendersi il trofeo, le stesse squadre: Chelsea e Liverpool. Anche oggi, è prevalso l’equilibrio. Anche oggi è finita 0-0 dopo i supplementari. Anche oggi ha vinto il Liverpool, ai calci di rigore. 

 

 

La squadra di Jurgen Klopp (primo allenatore tedesco a vincere l’FA Cup) torna a sollevare il torneo più antico al mondo a distanza di 16 anni dall’ultima volta. Eguagliato proprio il Chelsea a quota 8 successi nella competizione. A febbraio era stato decisivo (in negativo) Kepa Arrizabalaga, portiere del Chelsea che aveva sbagliato il ventiduesimo rigore, quello che aveva chiuso i conti in favore dei Reds. Oggi la vince Kostas Tsimikas, eroe di serata, che manda il Liverpool in paradiso e consente ai Reds di continuare a sognare il “quadruple”, la vittoria di Premier League, EFL, FA Cup e Champions League. 

 

 

Chelsea-Liverpool, un deja-vu

La cifra della partita è l’equilibrio. Una leggenda metropolitana narra(va) che a fine stagione le squadre inglesi siano più stanche di tutte, avendo giocato molto più degli altri. Oggi non è più così, da quando in FA Cup e in EFL hanno abolito il “replay” si giocano meno partite. A Wembley Chelsea e Liverpool non esprimono il miglior calcio della stagione, ma l’intensità, la decisione nei contrasti è la stessa di sempre. Ne sanno qualcosa i tanti infortunati, o acciaccati, del match: da Thiago Silva ad Alisson, da Chalobah a Salah, il cui stop muscolare inquieta Klopp in vista della finale di Champions del 28 maggio contro il Real Madrid. 

 

 

Ai rigori vince il Liverpool

Sembra il festival dei legni: ne prende uno Marcos Alonso, lo imitano Luis Diaz e Robertson da due passi. Sembra scritto: a decidere la sfida saranno i calci di rigore. Duelli rusticani, uno contro uno: l’essenza dello sport. Rispetto a febbraio una novità c’è, nascosta fra le pieghe di un copione degno del miglior sceneggiatore: sono cambiati i portieri. Non più Kepa, ma Mendy. Non più Kelleher, ma Alisson, ripresosi dopo lo stordimento dovuto a un contrasto molto duro.

 

 

Come a febbraio, il primo rigorista è Marcos Alonso, che non sbaglia. Il primo a farlo nella serie è Cesar Azpilicueta, il capitano dei Blues, che colpisce il palo. Il decimo rigore può essere decisivo. Sul dischetto si presenta Sadio Mané, che sfida Mendy, connazionale e campione d’Africa come lui col Senegal: il numero 10 sbaglia, il portiere para come chissà quante volte prima di oggi in allenamento. Poi sbaglia di nuovo il Chelsea, con Mount. La decide Kostas Tsimikas, che viene portato in trionfo. Un eroe inatteso per tutti, ma non per Klopp, che lo ha inserito a pochi minuti dalla fine proprio per calciare dagli 11 metri. Mount piange, e per un attimo torna il bimbo dell’Academy che sognava in maglia Blues. Parte “You’ll never walk alone“, e Wembley si colora di rosso.

 

Tommaso Freni

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