Interviste e Storie

Cuore colchonero con il Cholismo nel DNA: la seconda vita di Filipe Luis

Filipe Luis, allenatore del Flamengo (imago)

Da terzino ad allenatore: la nuova vita del “Cachorro Louco” Filipe Luis.

C’è chi a 39 anni si diverte ancora a giocare e chi decide di indossare giacca a cravatta. È il caso di Filipe Luis che però non bada troppo allo stile nonostante il suo inconfondibile taglio di capelli sempre ordinato. Stimato terzino sinistro dell’Atletico Madrid del Cholo Simeone, instancabile e aggressivo in campo sempre pronto a lottare su ogni pallone. Filipe Luis era un calciatore che non si risparmiava mai. Tutti fattori che riportano al Cholismo ammirato a Madrid, sponda Colchoneros.

La carriera da allenatore di Filipe Luis è iniziata poco dopo il ritiro. Nel 2022, mentre era ancora giocatore, frequentò l’Accademia della CBF, ottenendo la licenza B per diventare allenatore nelle squadre giovanili. Nel giro di poco tempo venne chiamato sulla panchina dell’U17 del Flamengo dove ha conquistato il suo primo trofeo da allenatore, ovvero la Copa Rio Sub‑17. Successivamente venne promosso alla guida dell’U20 e nel giro di poco tempo vinse la Coppa Intercontinentale Sub‑20 contro l’Olympiacos.

Dopo gli ottimi risultati ottenuti a livello giovanile, per Filipe Luis arriva la promozione alla guida della prima squadra del Flamengo per sostituire l’esonerato Tite. I successi sono stati immediati anche grazie all’organizzazione della sua squadra: vittoria della Copa do Brasil che è valsa il suo primo titolo da allenatore con la prima squadra, la Supercopa do Brasil contro il Botafogo e il Campeonato Carioca. Sta facendo bene anche nel Mondiale per Club, mentre in campionato è al primo posto a pari merito con il Cruzeiro. Risultati che fanno pensare a un vero e proprio predestinato.

Una scuola di pensiero che nasce da lontano. I mentori di Filipe Luis, infatti, sono stati principalmente Mourinho, Simeone e Jorge Jesus. Al Chelsea ha appreso l’approccio ai dettagli, la gestione del gruppo e il rigore tattico, anche se non è stato sempre un titolare inamovibile. Col Cholo gli insegnamenti più importanti: difesa organizzata, disciplina tattica e mentalità vincente. Tutti ingredienti che hanno contribuito a formare l’identità di un giovane allenatore di successo pronto a ritornare nel giro di pochi anni in Europa.

Il calcio di Filipe Luis: pressing e solidità difensiva

Il calcio di Filipe Luis rispecchia per certi versi alcuni concetti del Cholismo. Predilige il 4‑2‑3‑1, ma può passare al 4‑4‑2 o persino al 3‑4‑3, adattandosi in base al match e all’avversario. Modifica la difesa da quattro a tre quando serve superare la pressione avversaria, favorendo la costruzione dal basso. Pressing alto e coordinato: cerca il possesso vicino alla metà campo avversaria, imponendo ritmo e pressione continua. Transizioni rapide e verticali, con passaggi lunghi o immediati verso gli attaccanti. I laterali spingono costantemente, creando ampiezza e superiorità numerica offensiva. Gli esterni supportano il gioco creando spazi, consentendo ai laterali di inserirsi.

Un ruolo importante anche per i due centrocampisti davanti alla difesa per favorire la qualità di Arrascaeta, Gerson e Alcaraz. Il punto di forza è sicuramente l’organizzazione difensiva e la cura per le palle inattive. Il portiere viene attivamente integrato nella costruzione dal basso e il coinvolgimento dell’intera rosa. La vittoria di 3‑1 sul Chelsea nel Mondiale per Club ha dimostrato questo mix: controllo del possesso, attacco aggressivo, adattamento alle situazioni e struttura difensiva ordinata. In più, Filipe Luis ha dimostrato di saper leggere bene la partita indovinando tutte le sostituzioni effettuate.

Flamengo, Wesley (IMAGO)

La Seleçao e il duello con Marcelo

La rivalità in nazionale tra Filipe Luis e Marcelo è stata una delle più emblematiche nel ruolo di terzino sinistro dal 2010. L’ex Real Madrid era più spettacolare, più adatto a una Seleção brasiliana votata all’attacco, mentre Filipe Luis era il terzino perfetto per gli allenatori pragmatici, come Dunga o Tite. Dopo una lunga supremazia di Marcelo, Luis guadagna spazio grazie alle ottime prestazioni con l’Atletico. Gioca titolare in diverse partite delle qualificazioni, e al Mondiale 2018 in Russia, Marcelo si infortuna contro la Serbia e il terzino di Simeone così diventa titolare contro Messico e Belgio.

Nel 2019, Marcelo non viene convocato per la Copa America e Filipe Luis diventa titolare contribuendo alla vittoria del torneo. Non ci sono mai state polemiche, interviste taglienti o rivalità aperte. Entrambi hanno sempre mostrato rispetto reciproco. Luis, in particolare, ha sempre accettato il proprio ruolo con intelligenza. Professionalità prima in campo e poi in panchina, sperando un giorno di sedersi proprio sulla panchina del suo caro vecchio Atletico Madrid.

A cura di Gerardo Guariglia

 

Redazione

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