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Un papavero per ricordare…e dividere: la questione “Poppy” tra FIFA e FA torna oggetto di discussione

Un fiore per ricordare. Poco importa se naturale o fedelmente riprodotto in stoffa: e se si tratta di un papavero rosso, comparso il più delle volte ogni anno nei giorni attorno all’11 novembre, il “Remembrance Day”, ecco nient’altro che una tradizione fedelmente rispettata e portata avanti. Da sempre. Nel Regno Unito funziona così: ad oltre cent’anni dall’inizio della prima guerra mondiale la memoria non può che tornare a chi ha perso la propria vita per difendere la patria. Conflitti duri, sanguinosi, cruenti, a maggior ragione nella zona delle Fiandre, dove il rosso del tanto sangue versato si è mischiato con il tocco di natura più presente in tale porzione di paesaggio: quel Poppy (papavero) rosso che la FA ha deciso di far indossare, sotto forma di patch, ad ogni calciatore di qualsiasi club e campionato britannico, nella più profonda commemorazione per i caduti della “Grande Guerra”.

Una tradizione appoggiata, condivisa, tramandata di anno in anno da molti, ma non da tutti. Prendete James McClean, centrocampista del West Bromwich, che mai ha voluto vedere marchiato a caldo quel simbolo di memoria sul suo petto: da nordirlandese, il ricordo degli anni dei “Troubles” (disordini politico-religiosi) e più specialmente del “Bloody Sunday” resta una macchia impossibile da cancellare. Quattordici manifestanti per i diritti civili uccisi dall’esercito britannico a Derry, Irlanda del Nord, e la sensazione di compiere un atto irrispettoso nei confronti del popolo della sua Nazione indossando il Poppy, volto a non ricordare le vittime di quel sanguinoso gennaio del 1972.

La sorpresa, però, non è affatto legata al singolo caso o ad una minoranza. Perchè anche la FIFA, in maniera inattesa, ha nuovamente imposto il divieto alla nazionale inglese, scozzese e gallese dell’uso del papavero rosso su ogni maglia in occasione degli incontri in programma questa settimana: una decisione giustificata con il collegamento del simbolo a “questioni politiche” che la Football Association, oltre a negare fermamente con una nota ufficiale, non ha intenzione di rispettare. “Il poppy è un importante simbolo di ricordo, e non crediamo rappresenti un messaggio politico, religioso o commerciale, né sia legato a qualsiasi evento storico. In relazione agli accordi raggiunti con la FIFA nel 2011, la FA è intenzionata a tributare in maniera appropriata chi si è sacrificato indossando il lutto al braccio con il poppy nell’anniversario del giorno dell’armistizio”.

Frasi ulteriormente sottolineate dal CT Southgate, alla vigilia del match contro la Scozia: “Come ci chiede la Nazionale, sono orgoglioso di indossare il Poppy. E’ un simbolo molto importante, fa parte della storia, della tradizione e di ciò che siamo come Nazione. Ricordo il fatto che abbiamo libertà di parola: tutto questo lo dobbiamo alle persone che hanno sacrificato la propria vita, in particolare durante la seconda guerra mondiale. Il papavero oggi significa molto più di questo: capisco che le persone abbiano una propria idea sull’argomento, ma è ciò che rappresentiamo la cosa più importante ed è importante indossare questo simbolo”.

Poche righe e parole, insomma, per ribadire fermamente la propria posizione e riaprire, in maniera ufficiale, un caso internazionale decisamente particolare, destinato a diventare l’oggetto di discussione principale nel Regno Unito nei giorni a venire. Poco più di cinque anni fa, dopo l’iniziale avvertimento di Blatter, fu la FIFA a fare marcia indietro e a consentire, come ribadito poche ore fa dalla FA, l’utilizzo di una fascia nera con poppy sul braccio di ogni calciatore della nazionale inglese pre amichevole contro la Spagna: ora, tutto sembra essere tornato al vecchio punto di partenza. Di fronte ad un’incomprensione e una decisione che, a dispetto dei vecchi accordi stabiliti, ha finito per causare la forte indignazione di un popolo intero.

Simone Nobilini

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