Quando parla ti guarda negli occhi, non elude le domande e sorride. Lo fa spesso. Spensierato, sincero, tranquillo. Merito della famiglia e di papà Enrico: “Su Youtube ho visto tutti i suoi gol!”. “Tutti tutti?!” gli domandiamo: “Son 223 eh?”. Lui sicuro: “Tutti!”. Ma quando gli chiedono qual è stato il più bello… non se lo ricorda! “Forse una punizione contro la Roma, oppure uno in amichevole con l’italia”. Poi si salva in angolo: “Non ho mai visto nessuno calciare come lui, aveva un’accelerazione paurosa”. Poche somiglianze: “Lui era più attaccante, io ala”. E sorride. “E’ il mio primo critico, tifoso e.. procuratore”. L’obiettivo, però, è guardare avanti, cercare un’altra guida in quell’ambito lì, specie “perché mio padre vuole fare l’allenatore, è il suo mestiere”. Eccolo qui Federico Chiesa, umilissimo. Spontaneo. Roba che quando gli chiediamo cosa segue, cosa legge e su cosa si informa quasi si imbarazza: “Ho fatto la scuola in inglese (International School of Florence ndr), quindi tendo a guardare cosa succede in America”. Meglio Trump o Obama, quindi?: “Non commento…”. Unica domanda elusa.
Gioiello della Fiorentina in primis: “Sogno l’Europa League”. Futuro dell’Italia poi, ora in U21. E dal ritiro al Mancini Park Hotel parla così alla stampa – tra cui Gianlucadimarzio.com – prima delle due sfide contro Polonia e Spagna. Con un grazie a Kalinic: “Sono felicissimo che sia rimasto – ci dice – crea spazi, aiuta la squadra, si sacrifica. Decisivo come pochi, visti i due gol al 90′ nelle ultime partite?”. Visti, visti. Bernardeschi e Astori primi consiglieri: “Mi aiutano tanto, specie nei momenti particolari, anche a livello psicologico”. Pressione? Neanche l’ombra, non sembra ma è ambizioso: “Mi piacerebbe giocare l’Europeo U21 in Polonia”. Magari da titolare. Intanto si gode la sua prima convocazione con gli “azzurrini” di Di Biagio grazie alla “sua” Viola e a Paulo Sousa: “Mi dice di giocare col sorriso perché il calcio è allegria”. Consigli.
Quando parla con Antognoni, inoltre, “si emoziona”. Perché “lui è una leggenda” e Chiesa jr spera di emularlo, di seguire le sue orme ed entrare nella storia Viola. I bambini, a scuola, disegnano il suo volto al posto di una “Chiesa” vera. Già icona nonostante l’età (1997), già simbolo. Dalla Settignanese a ora, correndo veloce e dribblando birilli: “Ho iniziato lì, ho sempre voluto diventare un calciatore”. Sicuro? “Beh, a scuola mi piacevano le scienze, però ho sempre avuto quel sogno lì…”. Perseguito, coltivato, ora realizzato. Sacrificio e coraggio fino all’esordio con la Juve. E pensare che nei Giovanissimi, prima delle chiamate di Semplici in Primavera, non giocava mai: “Solo una partita!”. Guardatelo ora, in piena ascesa tra la sua Fiorentina (2 gol in Serie A) e l’U21 di Di Biagio. Correndo più di prima. Don’t stop he now.
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