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Falletti, primo gol in Serie A sognando Riquelme: “Giocavo scalzo per strada. E sarei sempre per strada se non avessi fatto il calciatore”

L’introversione caratteriale che in campo si trasforma in sfrontatezza. Personalità. Due opposti che quando si parla di Cesar Falletti, si attraggono. Perché l’uruguaiano è così, timido e gentile nella vita di tutti i giorni – “e soprattutto durante le interviste!”, esordisce con un sorriso al suo arrivo appena dopo una stretta di mano – quanto estroverso e spensierato quando tra i suoi piedi c’è un pallone. A testimonianza di ciò, il suo primo gol in Serie A segnato domenica scorsa in Bologna – Genoa: “Che emozione il primo gol in Serie A! Ero talmente emozionato che mi sono dimenticato di fare l’esultanza dedicata a mia moglie Katherine che sta aspettando una bambina – ride Falletti -. Voglio dedicarlo a lei e a mio figlio Gianluca”. Rotto il ghiaccio. Logico, quando si parla di quello stesso pallone che rincorre fin da quando nella sua Artigas in Uruguay “giocavo scalzo per strada coi miei amici. Da noi si faceva così, abitavo in una città non certo bellissima, ‘al campo’ (in campagna, ndr) si dice da noi”, racconta il giocatore del Bologna in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com. “E anche adesso, appena posso, quando torno a casa mi ritrovo con gli stessi amici di sempre e giochiamo ancora tutti insieme”.

Gli inizi, i ringraziamenti ad un nonno speciale e gli idoli Riquelme e Federer

Per Cesar l’amore per il calcio è è sbocciato prestissimo. “Già a 3 anni iniziavo ad andare al campo a giocare!”. E soprattutto grazie ad una persona in particolare che vive tutt’oggi nel cuore e nei ricordi del ragazzo: “Ringrazierò sempre mio nonno Justino. È lui che mi ha spinto a giocare a calcio. Penso sempre a mio nonno anche se ricordo poco di lui visto che l’ho perso da piccolissimo ma non dimenticherò mai quanto mi abbia incoraggiato a fare ciò che amo. Infatti la dedica che faccio con le mani rivolte verso il cielo è per lui”. Una strada tracciata inseguendo le orme dell’idolo di sempre: “Riquelme! Mi piaceva come giocava perché aveva tanta personalità, in campo e fuori. Io non sono così perché sono un po’ chiuso ma amo il suo modo di vedere e intendere il calcio”. Un destino segnato per Falletti: diventare calciatore. Anche perché in caso contrario “non so dove sarei ora… Forse per strada – ride di gusto Cesar –, non mi vedo a fare altro”. Soprattutto visto che “a scuola andavo malissimo!”, continua il numero 21 del Bologna sorridendo. “Il mio sogno è sempre stato questo”. Eppure un’altra passione ci sarebbe: “Il tennis. Mi piace come sport e Federer è il mio tennista preferito. È il top. Vedo ogni sua partita. E non sarò un professionista ma con la racchetta in mano non me la cavo affatto male! Non solo, mi piace anche andare a pescare. Lo facevo spesso in Uruguay, in Italia purtroppo ancora no”.

Il primo gol in Serie A e uno spogliatoio super coeso: “Torosidis è il top!”

Dal Cerro alla Ternana – sua prima squadra in Italia e dalla quale si è congedato in estate con una bellissima lettera di ringraziamento per i 4 anni trascorsi in Umbria – dove “segnai nel derby il gol più bello mai realizzato da quando gioco a calcio”, fino alla prima esperienza in Serie A al Bologna e al primo gol in A: “È sempre bello segnare, figuriamoci in Serie A. Voglio continuare e farne tanti altri ma devo pensare solo a lavorare e fare meglio perché il gol arriva lavorando duro”. Un’avventura in rossoblù iniziata alla grande da titolare in estate dove tutto sembrava procedere per il meglio, fino a quel maledetto infortunio nell’amichevole contro l’Hoffenheim che ha costretto il classe ’92 ai box per gran parte della stagione. Poi, diciamoci la verità: quanta concorrenza nell’attacco di Donadoni! Falletti, Destro, Verdi, Di Francesco, Palacio, Krejci, Avenatti e ora anche Orsolini. Non è certo semplice trovare spazio: “Ci sono tanti giocatori forti ma c’è una sana concorrenza. Ci scherziamo spesso su. Ascolto tutti perché nello spogliatoio si impara tanto. Il mio obiettivo personale è crescere e imparare perché è il mio primo anno in A e non è stato così facile. Arrivo da un infortunio, poi ne ho avuto un altro, e voglio continuare a lavorare giorno dopo giorno e imparare tanto dai compagni”. Quello del Bologna è soprattutto un gran gruppo. Coesissimo: “Quello che scherza di più è Torosidis, è il top! Poi, si scherza tanto anche con Crisetig. Io trascorro la maggior parte del tempo con Eric (Pulgar) e Gianca (Gonzalez) perché parliamo la stessa lingua. E il mate non manca mai”.


Un “tipo da casa” pronto ad “andare in Uruguay a piedi” se…

Nessun problema di ambientamento, insomma. Falletti si gode Bologna nonostante “non mi piace molto uscire, preferisco star a casa con mio figlio. Diciamo che sono più uno da casa. Ad esempio ora tornerò a casa e trascorrerò del tempo con lui. Poi con questo freddo mi piace ancor meno uscire!”. Zero rimpianti sulla scelta fatta in estate nonostante le tante pretendenti: “Si parlava di diverse squadre ma ciò che volevo col mio agente era scegliere una squadra per fare bene e penso di aver fatto la scelta giusta. Mi piace ora che la sto vivendo e soprattutto adoro la società per come lavora. Sono sempre con noi e a disposizione, vogliono fare grandi cose”. Se tutto poi procedesse nel modo migliore in questi ultimi mesi di stagione, la ciliegina sulla torta si chiamerebbe Russia 2018. Un obiettivo “difficilissimo da raggiungere ma non impossibile. In Uruguay ci sono tanti giovani forti, è un sogno ma è un po’ lontano. Ci penso quello sì. E anche tanto. Vorrei arrivarci un giorno”. Tanto che sarebbe disposto a tutto, anche ad una scommessa ben precisa in caso di convocazione: “Vado a piedi in Uruguay!”, conclude l’attaccante con l’ennesimo sorriso. Un tragitto proibitivo, sì, ma per una convocazione al Mondiale vale davvero la pena rischiare. Soprattutto se il gol di domenica sarà solo l’inizio di un’escalation che porterà quell’uruguaiano tanto timido nella vita di tutti i giorni quanto sfrontato in campo a prendersi definitivamente il suo Bologna.

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Alberto Trovamala

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