Sono seduto su una panchina e vedo gli altri giocare. Se fosse stato un cantautore anziché un calciatore, magari la sua canzone sarebbe iniziata così.
“Falco a metà” rese grande Gianluca Grignani a metà anni ‘90. Filippo è del 1992. Non canta, anzi. Parla poco. È timido e sensibile. Fugge gli sguardi, ma soprattutto dribbla gli avversari. E i momenti bui.
Al minuto 92 di un Chievo-Lecce che sembra ormai destinato al pareggio, Filippo Falco risolve la partita con una giocata di rabbia e di talento: palla raccolta in mezzo alle linee, dai e vai con Pettinari – entrato come lui a venti minuti dalla fine – e destro in buca d’angolo.
Marullo, suo ex compagno nella Primavera del Lecce, lo definì il “Messi del Salento” dopo uno slalom in allenamento. Quel pallone infilato con cura all’angolino del Bentegodi, lo stadio dove Maradona esordì col Napoli, è un gesto da numero 10 nella settimana più triste per i numeri 10.
Il Lecce vola provvisoriamente, grazie a questo gol, in cima al grattacielo della B: 18 punti, 4 vittorie consecutive in un novembre chiuso senza macchie. Numeri impressionanti. Nell’ultimo mese, il gruppo di Corini ha segnato 17 gol in 4 partite, subendone 4. “Stavolta sono stati determinanti i ragazzi subentrati a partita in corso e questo avvalora ciò che dico, ossia che sono tutti importanti e tutti devono sentirsi partecipi. Questa vittoria ne è la dimostrazione”, ha detto l'allenatore a fine partita.
Una rete che può cambiare faccia anche alla stagione di Filippo Falco. Un anno fa, di questi tempi, si parlava di una sua convocazione in nazionale. Era arrivato il primo gol in A, le giocate a effetto e le attenzioni di tutti. Poi, dopo la retrocessione, qualcosa si è rotto. Il desiderio di volare via, poi le beghe sul rinnovo contrattuale, quel certificato medico per “stato ansioso” di fine ottobre e la sensazione di non essere più al centro del progetto.
Lecce però è casa sua e anche casa del presidente Saverio Sticchi Damiani. Uno che, insieme a tutta la società, ha sempre creduto in lui. Una settimana fa, prima della partita contro la Reggiana, lo ha premiato in mezzo al campo con una targa per le sue 100 presenze con il club, traguardo raggiunto la domenica precedente a Chiavari. Un manifesto segnale di voler riannodare il filo, suggellato da un abbraccio sincero. Più da padre che da presidente.
In quella partita, Falco è entrato dalla panchina e ha segnato. Era solo il gol del 5-1, ma quella giornata è stata fondamentale per arrivare alla prodezza di Verona. Firmata con il destro, proprio come contro la Reggiana. Due volte di fila con il piede teoricamente debole. “Mi sono allenato tanto negli ultimi anni per migliorare su quest’aspetto, arriveranno anche quelli col sinistro”, ha detto a fine partita su Dazn, aggiungendo che “ogni giorno lavoro per farmi trovare pronto, che parta dall’inizio o a partita in corso. Sono contentissimo, anche per me”.
E prima di essere sommerso dai compagni, aveva avuto il tempo di esultare facendo la L con le dita. Questa però non è per Lecce. Omaggio alla sua Liviana, la ragazza che lo supporta. Nei momenti belli, come in quelli bui. Le ansie e i certificati ora sembrano alle spalle. Guardalo, ha già spiccato il volo. E Lecce è di nuovo casa sua.
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