Fece scalpore il suo approdo in Serie B italiana, come non avrebbe potuto. Quando arrivò a Como lo spagnolo Cesc Fabregas, vincitore di un Mondiale e di due Europei con la sua Spagna, fu inevitabile vedere l’attenzione spostarsi tutta sul campionato di seconda divisione.
Un sogno per i comaschi, un’opportunità per il campione che, pian piano, si sta addentrando sempre di più in una nuova fase della sua vita e della sua carriera: “L’amministratore unico Dennis Wise mi spiegò la bontà del progetto del club, anche al di là dell’aspetto puramente calcistico. Cose molto interessanti“. Dalla cittadella sportiva fino all’idea di uno stadio nuovo: “È un progetto straordinario“, ha raccontato lo stesso Fabregas in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
I motivi del trasferimento di Fabregas in Italia furono ovviamente legati al fascino per il nostro Paese, che ha una tradizione calcistica ricchissima. Ma ha inciso parecchio anche la tradizione tattica di grandi allenatori italiani che hanno fatto la storia di questo sport. Motivo per pensare allo step successivo per la carriera lavorativa: “Fisicamente e mentalmente mi sento ancora un calciatore, ma mi accorgo che sempre più spesso mi ritrovo a pensare come un allenatore. Studio e analizzo cose a cui forse un giocatore non pensa. È una fase di transizione della mia carriera che mi diverte”.
Gli allenatori da seguire a modello? “Fatico a fare un nome solo, ho avuto tanti grandi allenatori”, basti pensare a Wenger, Vilanova, Tata Martino, ma anche Conte e Sarri. “Mi piace assorbire tutto quello che mi circonda, anche dalla Serie B o dalla C, perché no? Poi, chiaramente, lo stile di Guardiola lo sento molto vicino. Mi piacciono anche Mikel Arteta e De Zerbi“.
Al momento, il Como occupa la quindicesima posizione in classifica con 23 punti collezionati finora. Score che lo vede sulla soglia della zona play-out, da cui bisogna uscire quanto prima. Ma le ambizioni di promozione – anche nell’immediato – non sono affatto svanite. “La classifica è corta, se ne vinciamo due o tre di fila siamo lì. Questa è la mia mentalità, ma è giusto anche pensare giornata dopo giornata”.
Vero è che, però, i lariani dovranno scontrarsi ancora con tante formazioni di alto livello, come ha più volte ammesso Fabregas stesso, anche parlando di coloro che potrebbero essere i suoi futuri colleghi, come Grosso per il Frosinone, Inzaghi per la Reggina o Gilardino per il Genoa. “Trovare questi nomi sulle altre panchine la dice lunga sullo straordinario livello di quest’anno. Ho parlato un po’ anche con Cannavaro dopo la partita di Benevento, è molto competente. Allenatori giovani e vincenti che hanno fatto bene al futuro del calcio italiano, che tutti dite essere in crisi”.
L’INTERVISTA COMPLETA SULLA GAZZETTA DELLO SPORT
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