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Fabbro, il “bomber” del Bra: “Avellino brucia ancora: felice per Pisacane e ‘Zambrottino’ Zappacosta. Castellammare nel cuore”

“Quando andavo a comandare al Partenio…”. Ci scherza su Alessandro Fabbro, ma l’esperienza in Irpinia è ancora una ferita aperta. Ultimamente il roccioso difensore friulano ha cambiato mestiere, si è trasformato in bomber, come dimostra la doppietta di domenica scorsa con il suo Bra. Alessandro, hai cambiato ruolo?

“Avrei voluto farlo tanto tempo fa, ma poi quando ti prendono come difensore…” – dichiara un sorridente Fabbro ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com Scherzi a parte è bellissimo per uno che fa un altro ruolo riuscire ad essere determinante. I gol, se decisivi, danno sempre soddisfazioni, a prescindere dalla categoria”. Ma che ci fai in D? “Quest’anno ho fatto una scelta, per una questione personale non volevo tornare al Sud. Ho trascorso tanti anni bellissimi in Campania, ma purtroppo non riuscivo a costruire rapporti che durassero più dei contratti che firmavo. Dato che economicamente non ne valeva la pena ho deciso di restare vicino a casa”.

Si torna sempre lì, all’esperienza di Avellino, con la serie A sfiorata. Tutta colpa di una traversa: “E’ quella che mi brucia di più, perché a livello professionale è stata la più importante e andava tutto bene. Dopo due campionati di ottimo livello mi sono ritrovato a dover scegliere tra squadre di Lega Pro e di serie D e questo indubbiamente mi ha pesato parecchio. Quello che abbiamo fatto ad Avellino è storia”. Ancora deluso per la mancata promozione? “Non posso aver rammarico per come è andata la mia carriera, anzi. C’è la delusione di non essere rimasto ancora in serie B, dopo aver fatto tanto per arrivarci. E’ una categoria in cui penso di aver dimostrato di poterci stare alla grande e invece l’opportunità è stata data a chi forse non la merita. Penso di aver dimostrato qualcosina, su… (ride di nuovo)”.

Rastelli e Pisacane ce l’hanno fatta: “Sono contentissimo per Fabio perché so quali sacrifici ha dovuto fare per arrivare così in alto. Tutto il durissimo lavoro che ha fatto è stato ripagato e penso che il suo pianto di qualche settimana fa sia un’immagine di sport bellissima. Rastelli, invece, è un predestinato. Ho visto raramente in carriera un allenatore credere fermamente negli obiettivi come lui. Non lascia nulla al caso, studia le partite nei minimi particolari, si documenta e ha intuizioni geniali. Per forza doveva arrivare, significa che nello sport un po’ di giustizia c’è. Attraverso il lavoro quotidiano si è migliorato e si è meritato questo livello”.

Zappacosta ha battuto tutti: “Zambrottino! Lo chiamai così io qualche anno fa, sai un ruolo un po’ ibrido, che mischia caratteristiche del terzino classico e dell’ala. Non avevo dubbi che sarebbe arrivato in alto. E’ un ragazzo umile con grandi doti tecniche e umane. Aveva una velocità fuori del comune e dal primo giorno che ci siamo allenati assieme ha puntato a migliorarsi. Spero che diventi il futuro terzino destro della Nazionale perché se lo merita”.

Un pezzo di cuore è rimasto anche a Castellammare: “Certamente sì, ma devo dire che in ogni piazza nella quale sono stato ,ho lasciato un pezzo della mia vita. Abbiamo colto una promozione storica, dopo settant’anni che mancava la B. Indubbiamente i ricordi resteranno indelebili. In questi mesi stanno giocando piuttosto bene e… non si dice. Anzi, si dice “non succede, ma se succede…” come quell’anno lì. Poi vedremo a fine stagione”. Anche a Castellammare non sono mancati i compagni che hanno fatto carriera. Alessandro non mi fa neanche finire: Zaza, Pavoletti, Sau… straordinari. Loro sono stati la mia fortuna. Solo allenandoti con giocatori del loro calibro puoi sperare di migliorarti ogni giorno e andare sempre oltre i tuoi limiti”.

I gialloblù, nonostante la sconfitta con il Lecce, possono reggere il passo? Secondo me sì perché il campionato è equilibrato e loro hanno dimostrato di avere una grande solidità. Una partita che vinci due a zero e poi perdi per due a tre è solo un caso, quei match pazzi che capitano una volta nel corso di un intero campionato.Ciò che fa la differenza è la costanza di rendimento, l’elemento più importante per vincere un campionato di Lega Pro”

Che tipo è Fabbro nel tempo libero? “Ti stupirò… Mi piace scrivere e leggere e quando posso sto con i miei amici. Non c’è niente di meglio che la classica uscita in gruppo, quella dove parli di tutto, ti sfoghi, ti rilassi, ridi… Sono un ragazzo normalissimo, semplice, che adora scherzare e ridere. L’allegria non deve mai mancare. Mi definisco un ‘non calciatore’ fuori dal campo”. Episodio “epico” in tanti anni di spogliaotoi? “Eh… questa è la classica domanda che fatta al momento ti coglie impreparato. Ad Avellino, ad esempio, ce n’era sempre uno nuovo grazie alla presenza di un Izzo imprevedibile. Ora magari cominciate tutti a scoprirlo nei social, ma quello che faceva quattro anni fa nello spogliatoio ad Avellino ha del clamoroso. Erano le sue prime esperienze. Izzo oggetto delle ‘attenzioni’ mie, di Pisacane e Castaldo c’è stato molto da divertirsi”.

Che farai una volta appese le scarpette al chiodo? “Appendere? Non se ne parla, butto via i chiodi (ride ancora). Adesso tra dicembre e gennaio proverò a trovare una soluzione un po’ più ambiziosa per me. Spero di trovare la proposta che non è arrivata ad agosto. Nella vita bisogna sempre puntare in alto, senza presunzione. E io mi sono sempre migliorato confrontandomi con persone anche di categoria superiore. A Bra sto benissimo, la società è stata carinissima nei miei confronti. Ho dei compagni spettacolari, che mi fanno stare bene, sono molto contento della scelta che ho fatto. Spero però di trovare qualche soluzione in Lega Pro o anche all’estero. Qualcosa che mi gratifichi un po’ di più da un punto di vista professionale”.


Francesco Caruso

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