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Boca-River, il Superclasico di Serafino: “Bombonera impressionante”

Questa volta sarà speciale e unico. Il Superclasico tra Boca Juniors e River Plate sarà la finale della Copa Libertadores. Sarà l’ultimo atto conclusivo della competizione a giocarsi con la modalità dell’andata e ritorno, prima di europeizzarsi nella finale unica a campo neutro dal prossimo anno.

Questa volta sarà speciale anche per Francesco Serafino, lui che ha vestito entrambe le maglie: quella rosso e bianca del River Plate prima e quella oro y azul del Boca Juniors. Sono 101 in totale i doppi ex delle due squadre, tra gli altri: Jorge “El Pipa” Higuain, il padre dell’attaccante del Milan, Batistuta, Abel Balbo e Caniggia. Tra questi anche Francesco Serafino: classe ’97, nato a Rho ma cresciuto in Calabria, oggi giocatore del Rimini. Il primo a vederne le qualità in campo fu Bruno Conti che lo portò nelle giovanili della Roma, ma la svolta avvenne nel 2012: “Prima mi prese il River Plate, poi fu il Boca Juniors invece a credere in me”, racconta Francesco a gianlucadimarzio.com.

Colpa in realtà del padre costretto a emigrare in Argentina: “Papà è un musicista e in quell’anno si trasferì a Buenos Aires per lavoro, mia madre invece rimase in Calabria. Giocai all’inizio per il River, ma poi fu il Boca a volermi fortemente, iniziando fin da subito le procedure per iscrivermi all’AFA (federazione calcistica argentina). Appena si è presentata l’occasione non ci ho pensato due volte”.

Tra le due però Francesco non ha dubbi: “Sabato tiferò Boca Juniors. Innamorato da quando nel 2014 andai alla Bombonera a vedere il mio primo Superclasico. Vinse il River Plate, ma al gol del pareggio su punizione di Riquelme lo stadio esplose. È tutto vero quello che si dice: lo stadio trema veramente. Bette di battiti propri, la Bombonera habla – parla – è da far tremare la pelle. Lì i tifosi sono praticamente in campo. Non ci sarebbe neanche lo spazio per lo stadio che è circondato dalle case. Sarà diverso invece al Monumental, uno stadio più aperto e con la pista di atletica intorno. Non ho mai provato una sensazione simile in altri stadi”.

La differenza più grande è quella sociale. Quelli del River Plate sono i millonarios, i ricchi. Mentre quelli del Boca Juniors i bosteros perché si dice che lì dove oggi sorge lo stadio ci fosse una ditta che produceva mattoni con gli escrementi degli animali. Ma alla fine i tifosi sono tutti uguali. Ero a Buenos Aires l’anno in cui il River Plate retrocesse e ci furono violenti scontri, spero che questa sia solo una festa del calcio”.

La sua Buenos Aires invece è quella vista con gli occhi di un bambino: “Sono cresciuto in Calabria e quando sono arrivato in Argentina vedevo tutto più grande. Mi ricordo che quando vidi l’obelisco di Plaza de la República ne rimasi affascinato. Ci sono viali enormi, per attraversare quella strada a piedi devi superare due o tre semafori”.

La sua esperienza da calciatore invece si divideva tra scuola e campo di allenamento: “Vivevo nel Barrio della Ciudadela, lì ci allenavamo in un campo in erba sintetica regalato alla squadra da Tevez. La sera invece andavo a scuola”.

È diverso rispetto all’Italia, ti fanno sentire immediatamente come un calciatore. Ti alleni la mattina come i grandi e da subito giochi a 11. Non esistono le categorie a campi ridotti. Così come non esistono i soli allenamenti di tattica. E poi i campionati anche a livello giovanile sono tra squadre di Serie A, quindi fin da piccoli ti abitui a giocare con il blasone di certi nomi, con le maglie di squadre storiche. Ma la differenza la fanno i ragazzi: già da quando hai 10 anni giochi con l’obiettivo di diventare un calciatore. Hanno fame di pallone e vivono per quello. Durante le partite e in allenamento si fischiano pochi falli, è così che aumenta la garra, la cattiveria sportiva”.

Tra questi c’era qualcuno che poi sarebbe arrivato nel nostro campionato: “Ho giocato insieme Bentancur che ora è alla Juventus, altrettanto forte era Vadalà – anche lui con un passato nelle giovanili bianconere – faceva 6-7 gol in ogni allenamento era veramente immarcabile”.

Tra quelli che invece nelle prossime due settimane saranno in campo: “Ho giocato con Montiel e Palacios del River Plate, ma anche con Almendra e Bustillos del Boca Juniors. Gli auguro di divertirsi e li invidio moltissimo, vorrei essere al posto loro”.

Dall’Italia Francesco la vedrà insieme al compagno di squadra del Rimini, argentino e tifosissimo del Boca Juniors Marcio Fanini, per questo è inevitabile il pronostico: “Vincerà il Boca con due gol del Pipa Benedetto, avete visto che gol in semifinale? Quel ragazzo è una forza della natura”. Uno che lo stemma del Boca Juniors se lo è impresso con l’inchiostro sulla pelle. Nel cuore, dove è rimastolo spirito xeneixes anche a Francesco: “Quando la Bombonera canta vengono i brividi, è una cosa che ti rimane dentro”.

Riccardo Setth

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