“Parte tutto da chi siamo”. Dopo la divertente ma non concreta Danish dynamite degli anni ’80 e l’impronosticabile trionfo nel 1992, la Danimarca sogna il primo successo degli anni 2000. Sfiorato in più occasioni, ma mai raggiunto. A Euro2024, l’opportunità di mettere in campo le due anime che l’hanno rappresentata e di cui ancora se ne parla con nostalgia cercando di fare il possibile. Ovviamente, come outsider. Dall’attacco al centrocampo, passando per la panchina: sono diversi i punti di forza che potrebbero essere decisivi nel cammino della Danimarca in terra tedesca.
“Giocare un buon calcio significa solo vincere. Se non la pensate come me, avete una percezione sbagliata dello sport”. Sono bastate queste poche (ma polemiche e discusse) dichiarazioni per convincere la federazione danese a separarsi anticipatamente con il ct Age Hareide nel 2019. Al suo posto arriva Kasper Hjulmand. Alle sue spalle una modesta carriera nei college americani da giocatore alternata da ben sette infortuni al ginocchio. Troppi, per uno che sogna in grande. Ed è proprio nei momenti di lunga riabilitazione che Hjulmand scopre la passione per le statistiche e i dati. Così nasce la carriera da allenatore, nella sua squadra universitaria. Da terzino a gestore il passo è breve. Poi, la lunga esperienza casalinga al Nordsjælland, intervallata dalla breve avventura con il Mainz. Il resto, è storia nota.
La sorpresa a Euro2020, la grande delusione ai Mondiali in Qatar. La Danimarca deve dimostrare che il percorso di tre anni fa, interrottosi in semifinale contro l’Inghilterra, non è stato un caso. La nazionale vanta di avere un punto di riferimento per ogni reparto: tra i pali la sicurezza Schmeichel; davanti a lui una difesa “italiana”, con Kjaer (in coppia con Andersen), Kristensen della Roma e l’ex Atalanta Mahele. A centrocampo, diversi gli interpreti che danno colore e armonia a questa squadra: su tutti Eriksen, capitano e uomo simbolo.
C’è curiosità nel vedere Hjulmand, ex conoscenza del calcio italiano, con un passato al Lecce, che viene da un’ottima stagione con lo Sporting Lisbona; ad assisterlo Hojberg e un ritrovato Damsgaard, diventato oggetto misterioso dopo essere stato uno tra i protagonisti dell’ultimo Europeo. In attacco, tutti gli occhi sono puntati su Rasmus Højlund: talento generazionale ma ancora discontinuo nonostante i 16 gol in una prima tormentata stagione al Manchester United. Il talento più puro pronto a dire la sua anche in una competizione che non aspetta nessuno. Forse la vera punta centrale che è mancata alla Danimarca negli ultimi anni?
DANIMARCA (4-3-3): Schmeichel; R. Kristensen, Kjaer, Andersen, Mahele; Jensen, Hojberg, Eriksen; Poulsen, Hojlund, Wind.
Si tratta di una formazione che può variare più volte a gara in corso; il ct Hjulmand, infatti, potrebbe anche pensare di schierare una difesa a tre e due esterni ad agire ai lati dei centrocampisti, con Højlund supportato da un’altra punta.
PORTIERI: Mads Hermansen (Leicester), Frederik Rønnow (Union Berlino) e Kasper Schmeichel (Anderlecht).
DIFENSORI: Joachim Andersen (Crystal Palace), Andreas Christensen (Barcellona), Simon Kjær (AC Milan), Joakim Mæhle (Wolfsburg), Jannik Vestergaard (Leicester), Victor Nelsson (Galatasaray), Alexander Bah (Benfica), Rasmus Kristensen (Roma) e Victor Kristiansen (Bologna).
CENTROCAMPISTI: Thomas Delaney (Anderlecht), Christian Eriksen (Manchester United), Pierre-Emile Højbjerg (Tottenham), Mathias Jensen (Brentford), Christian Nørgaard (Brentford), Morten Hjulmand (Sporting Lisbona), Mikkel Damsgaard (Brentford).
ATTACCANTI: Kasper Dolberg (Anderlecht), Andreas Skov Olsen (Bruges), Ander Dreyer (Anderlecht), Yussuf Poulsen (Leipzig), Jonas Wind (Wolfsburg), Rasmus Hojlund (Manchester United), Jacob Bruun Larsen (Hoffenheim).
Difficile non accorgersi dell’enorme muro rosso che sostiene la squadra: famosi non tanto per il tifo quanto per il loro Fair play. Per capire di che cosa si sta parlando, bisogna partire dal nome. Sono soprannominati “Roligans”, un incastro perfetto tra le parole “Rolig” (che significa calmo in danese) e “Hooligans” (i tifosi violenti): nato come movimento sociale negli anni ’80 per contrastare la violenza negli stadi, nel 1984 ecco il riconoscimento FIFA FairPlay Award agli Europei dello stesso anno.
Più di una grande sorpresa, la Danimarca ha già dimostrato di saper arrivare fino in fondo. I tempi dei “brasiliani del nord” sono superati: concreti, efficaci ma non difensivisti. Storicamente hanno giocato per il solo piacere di farlo, quest’anno chissà. Tutto, parte da chi sono.
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