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Euro 2016, Portogallo ieri e oggi: 12 anni dopo è di nuovo finale

Come eravamo. Alla vigilia della seconda finale di un Europeo della sua storia, forse il Portogallo se lo sarà chiesto. Per non sbagliare di nuovo. Sono trascorsi 12 anni da quel 4 luglio 2004, quando a salire sul gradino più alto d’Europa fu il miracolo Grecia. Tra Cristiano Ronaldo, filo conduttore insieme a Ricardo Carvalho di una storia così lunga, ed una nazionale molto meno ‘portoghese’ di allora, Fernando Santos e i suoi adesso puntano a conquistare quel trofeo mancato.

In cinque punti, e aspettando l’avversario della finale, ecco il Portogallo ‘ieri e oggi’:

CORSI E RICORSI


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Dalla semifinale contro l’Olanda di 12 anni fa a quella contro il Galles di ieri una cosa non è cambiata: Cristiano Ronaldo. A segno ieri come allora e sempre da primo marcatore. Corsi, ricorsi e ricordi. Tanti. Soprattutto amari per la sconfitta davanti ai propri tifosi, a Lisbona. Una storia che, chissà, potrebbe ripetersi se in finale affronterà la Francia: paese ospitante contro una non favorita del torneo. Tutto al condizionale, almeno fino a stasera.

IN COPERTINA


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Renato Sanches, Nani, Quaresma contro Figo, Pauleta, Deco, Maniche. E senza dimenticare gli ‘italiani’ Rui Costa e Couto, e ancora Costinha o Nuno Gomez… Due spessori diversi tra il Portogallo dell’età dell’oro e questo “rivelazione” e ben più giovane. Nel 2004 dominavano le colonie del Porto di Mou (fresco vincitore della Champions) e del Benfica. Per Euro 2016 Santos dal campionato portoghese ha ‘pescato’ in tutto 8 giocatori; Scolari, allora, ben 16 su 23 convocati. Cambiati i tempi, i giocatori, ma non il risultato fino alla conquista della finale.

IL CT


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Felipe Scolari allora, Fernando Santos adesso. Due temperamenti diversi per due commissari tecnici entrati di diritto nella storia del Portogallo. Il ‘guerriero’ Scolari che nel 2004 infiammò la partita contro la Spagna parlando di “guerra”, e l”equilibrato’ Santos. Complimenti ai suoi ma senza elevare qualcuno più di altri, piedi per terra ma anche licenza di sognare. Altro carattere sì, ma non meno determinato. “Francia o Germania? Non mi interessa – ha detto dopo la vittoria contro il Galles – la finale non si gioca, si vince”.

CAPITANI


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Capitani Real, è proprio il caso di dirlo. Luis Figo e Cristiano Ronaldo. Due volti del Portogallo, numeri sette, con la fascia al braccio. Il carisma c’è, la voce nello spogliatoio anche, la copertina del cammino europeo è tutta loro ed il Real Madrid pure. Ne è passato di tempo da allora, quando Cristiano Ronaldo era quel ‘giovane talento’ a lezione dai veterani. Adesso ha raccolto quell’eredità di Luis, la fascia la indossa lui e punta a vincere quello che un monumento del calcio portoghese come Figo non è riuscito a portare a casa: la vittoria dell’Europeo. E questa volta da capitano.

CRISTIANO RONALDO


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Diciannove anni, maglia del Manchester United e primo Europeo della carriera. Questa la fotografia di CR7 nel 2004. Tanto talento, tante aspettative. In 12 anni è riuscito a diventare il campione che conosciamo e nel frattempo ha conquistato 17 trofei, palloni d’oro, scarpe d’oro, riconoscimenti personali e record. Gli ultimi riguardano proprio la sua storia all’Europeo. Ha fatto la storia del Portogallo, anche se la pagina più importante la deve ancora scrivere, ma il suo ruolo nello spogliatoio è cambiato; basta ricordare come contro la Polonia ha spronato Moutinho a battere un calcio di rigore: “Vieni qui, sai farlo!”. E’ diventato il cardine e il trascinatore della nazionale, che ora è davvero sua a tutti gli effetti.