Alla parola leader reagisce sempre con un pizzico di avversione. Non perché non ami assumersi le responsabilità, anzi, ma solo perché le etichette a lui non sono mai piaciute più di tanto. Attaccante, bello, inespresso, modello, centravanti vecchio stile, finito o quasi. Finito, sì. Anche questa era un’etichetta che in molti gli avevano appiccicato addosso. Poi d’improvviso la Spal. “Sulle qualità del ragazzo non avevamo mica dubbi, abbiamo solo preso un po’ di informazioni per provare a capire quali potessero essere le sue reali motivazioni”. E per Leonardo Semplici le risposte che sono arrivate sono state più che positive, quasi sorprendenti. Cinque gol in sette partite (o meglio, in 474 minuti), Spal che vola in classifica (-1 dal Frosinone capolista) anche grazie ai gol di Sergio Floccari: 35 anni e lo spirito di un ragazzino, arrivato a Ferrara dal Bologna nel corso del mercato di gennaio per inseguire il sogno Serie A con la Spal.
Perché ai tanti soldi proposti dal Bari e ad un futuro da allenatore del settore giovanile una volta appesi gli scarpini al chiodo, ha preferito il progetto della Spal. “E’ arrivato in punta di piedi e con grande umiltà, adesso ci sta dando una grossa mano”. Gol dopo gol. Perché alla parola leader, Sergio Floccari preferisce ‘esempio’. In campo. Allenamento dopo allenamento, prestazione dopo prestazione. Senza bisogno di aprire l’album dei ricordi: 67 gol in 305 partite di Serie A, divisi tra Messina, Atalanta, Genoa, Lazio, Parma, Sassuolo e Bologna. Due davvero indimenticabili: 18 febbraio 2016, doppietta con il Messina alla Juventus di Buffon, Cannavaro, Viera, Del Piero e Ibrahimovic. Al San Filippo finì 2-2, ma le prime pagine furono tutte per lui.
Proprio come adesso, nonostante di anni (e gol) ne siano passati un bel po’. Presente alla Spal, Serie B, undici anni dopo l’ultima volta (Rimini, stagione 05/06). “Sono contento della scelta che ho fatto, ho trovato un grande gruppo dove riusciamo a lavorare bene. Mi sono preso del tempo per decidere, ho sentito diverse campane perché era una scelta importante, probabilmente l’ultima da calciatore, quindi non volevo sottovalutare nulla”. Nemmeno il… campo di gioco. Perché uno dei motivi che lo hanno spinto a rifiutare la corte del Cesena è stato proprio il terreno sintetico dell’Orogel Stadium ‘Dino Manuzzi’. Per lui, calabrese di nascita ma sammarinese d’adozione, sarebbe stata la possibilità di giocare quasi a casa. Tentazione forte, fortissima ma alla fine scelta che è ricaduta sulla Spal. Il resto è storia recente. Gol, sogni e sorrisi ritrovati dopo l’ultimo periodo difficile a Bologna. Senza necessariamente bisogno di etichette, semplicemente Sergio Floccari.
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