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Estevão, chi è il ‘Messinho’ che ha stregato il Mondiale U17

Avete presente il tipico fantasista brasiliano? Quel giocatore con la dieci sulle spalle, capace di deliziare il pubblico con giocate fuori dal normale? L’identikit probabilmente porta a pensare Neymar. Ma non è questo il caso. A Franca, un comune del Brasile situato nel nord-est dello stato di San Paolo, nel 2007 è nata una giovane promessa: il suo nome risponde a Estêvão Willian Almeida de Oliveira Gonçalves. O più semplicemente Estevão. 

Ego, l’anello di congiunzione dei fuoriclasse: “Io sono, posso e lo farò”

Gli occhi dei top club addosso e il Mondiale U17. Il nome di Estevão non è nuovo. Di proprietà del Palmeiras, il 16enne è un’ala destra capace di spaziare su più fronti. Autore di una tripletta nella gara contro l’U17 del San Paolo, il brasiliano sta brillando anche nel Mondiale in Indonesia. Un gol e tre assist nella fase a gironi. Doppietta, invece, agli ottavi contro l’Ecuador. Insomma, niente male per un ragazzo del 2007. 

Tatticamente parlano i gol. Ma nella crescita di Estevão c’è anche la personalità. E lo ha spiegato bene Joao Paulo Sampaio, responsabile delle giovanili del Palmeiras, alla FIFA: “Una cosa che hanno questi tipi di giocatori è una forte personalità, un grande ego per dire: ‘Io sono, posso e lo farò’ “. Alt. Non suona familiare? Facciamo un breve passo indietro al 2017, quando Cristiano Ronaldo vinse il suo quinto Pallone d’Oro: “Sono il più forte giocatore della storia, non vedo nessuno migliore di me” disse il portoghese. Ed è forse questo l’anello di congiunzione dei fuoriclasse. L’ego. La capacità di far diventare banale ciò che sembra impossibile.  

Se ti chiamano ‘Messinho’…

Quattro. Sono i trofei che in questo 2023 Estevão ha alzato al cielo con le giovanili del Palmeiras. Dal Copinha, la competizione calcistica giovanile più importante in Brasile, fino ai due campionati vinti con l’U17. Senza dimenticare la Coppa del Brasile di categoria. Tutto questo a nemmeno 17 anni. Mancino, veloce e per la sua età già decisivo: d’altronde se in patria lo chiamano ‘Messinho’ un motivo ci sarà.

Davide Balestra

Nato nel 2000 a San Benedetto del Tronto. Di sangue metà pugliese e metà marchigiano ma con inflessione dialettale praticamente neutra. Figlio della Generazione Z, la stessa che ha partorito calciatori del calibro di Haaland, Vinícius Júnior o Tonali. Al tentativo di replicare le loro giocate sul campo di calcetto ho preferito il portatile o il microfono, quest’ultimo, da un po’ fedele compagno di viaggio. Poca retorica: le emozioni che trasmette un campo di calcio non sono quantificabili. E a me piace raccontarle, che sia attraverso una tastiera o una telecamera puntata in volto. Ansie, timori e paure fanno parte del percorso. Cerco di superarle con umiltà, virtù che, con il tempo, sto rendendo un mio mantra.

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