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Le giovanili con Pato, il successo in Olanda e la B: “L’Ascoli ha esaudito il mio desiderio di giocare in Italia”

Dall’Olanda alle Marche passando per il Brasile. Un itinerario particolare quello scelto da Eric Botteghin per la sua carriera. Già, perché quello che una volta è stato il miglior difensore d’Olanda, oggi gioca nell’Ascoli in Serie B. 

Le origini italiane

Questione di sangue, probabilmente. Eric, infatti, è nato in Brasile ma la sua famiglia ha origine italiane. Il suo bisnonno era scappato da Treviso durante la Seconda guerra mondiale e il richiamo pulsante delle sue radici è stato troppo forte “Avevo questo desiderio di giocare in Italia ed è arrivato Ascoli ad esaudirlo” ha raccontato ai microfoni di gianlucadimarzio.com.

Ma partiamo dall’inizio. Eric è nato San Paolo, ha cominciato a giocare a futsal a 5 anni e a calcio a 8Qui in Brasile è normale giocare ad entrambi contemporaneamentema il suo idolo non era un difensore ma bensì Ronaldo: “Ho cominciato come attaccante, ma ho capito ben presto che il mio posto era in difesa”. Giusta intuizione visto che poco dopo in un importante torneo giovanile con la sua prima squadra, il Gremio Barueri, viene notato dall’Internacional di Porto Alegre: “Ho giocato con Pato, era due anni più giovane ma era fisso con i più grandi… Poi con l’Internacional abbaimo fatto un altro torneo under 19 in Europa dove mi ha notato il PEC Zwolle, che mi ha chiesto di rimanere”. 

“La prima cosa che ho visto in Olanda è stata la neve”

A vent’anni trasferirsi dal Brasile all’Olanda non è proprio una cosa da niente: “All’inizio è stato difficile: sono arrivato a gennaio e la prima che ho visto è stata la neve.Sapevo poco inglese ma penso di essermi adattato al meglio. Ho oltrepassato l’oceano non per fare le vacanze, ma per avere successo. E così è iniziata la mia carriera…”. E successo nei Paesi Bassi ne ha avuto eccome. Zwolle, NAC Breda, Groningen e Feyenoord. In tutto ha vinto un Eredivisie, tre Coppe d’Olanda e due Supercoppe e soprattutto con la squadra di Rotterdam che ha lasciaro il segno, diventando una leggenda del club, giocando con giocatori del calibro di Kuyt e Van Persie. 

Il richiamo dell’Italia c’è sempre stato. E quell’esultanza alla Bebeto per i suoi figli…

Eppure, il richiamo dell’Italia c’è sempre stato. Come quella volta che durante un fine settimana libero era venuto in Valle d’Aosta per vedere la partita di futsal del fratello Renan.Aosta-Gruppo Fassina 5-4 e gol di Renan all’ultimo minuto: “Che emozione…” E poi viaggi, le città, il cibo. Eric non ha mai vissuto in Italia ma è come fosse sempre stato qui: “Sono tornato a vedere dove abitavano i miei parenti a Treviso. Ho visitato Pisa, Firenze, Roma, Venezia. Il mio cibo preferito? Uh… Difficile sceglierne uno. Pasta, pizza, gelato, cornetto, pistacchio, nutella. Mi piace tutto”. 

Dopo che era rimasto svincolato nell’estate del 2021, era tornato in Brasile e allenandosi da solo aspettava una nuova offerta: “Ne ho ricevuto due qui in patria, ma non facevano per me. Quando mi ha chiamato l’Ascoli ne ho parlato con mia moglie e mio padre e poi sono venuto. Adesso i miei bambini sanno l’italiano meglio di me… Daniel, il più piccolo, ha parlato per la prima volta in italiano e Rafael sta andando benissimo a scuola. Ha cominciato a giocare a calcio qui. Fa l’attaccante e gli ho detto che è meglio per lui faccia quel ruolo (ride ndr)…“. Ai tempi dell’Eredivisie aveva dedicato ad entrambi (e alla moglie Melina) un’esultanza alla Bebeto. 

 

Ora le Marche sono la sua casa e l’Ascoli la sua squadra da difendere. Dopo quasi vent’anni la squadra potrebbe accedere ai playoff e secondo Eric “con dieci partite da giocare ci sono tutte le possibilità per qualificarsi”. A 34 anni sarebbe un altro importante checkpoint nel suo viaggio. E il bisnonno da lassù ne sarebbe fiero… 

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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