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Fantini, eroe viola: “La Fiorentina, Mondonico e la promozione in A”

Di quella stagione mi porto dietro tre lettere: F-B-L, che in dialetto lombardo significano ‘fa balla l'oeucc’, ‘fai ballare l'occhio’, cioè ‘stai sveglio’. Tre parole che Mondonico mi diceva ogni volta prima di entrare in campo”. A parlare è Enrico Fantini, eroe di quella Fiorentina che il 20 giugno 2004 tornò in Serie A dopo due anni di buio: “Fu un sospiro di sollievo per i tifosi dopo ciò che avevano passato. Ma anche per noi, ci tenevamo a fare bella figura e a dare quella soddisfazione alla città”.

Rinascere dalle proprie ceneri. È questo che ha fatto la Fiorentina in sole 2 stagioni: dalla vittoria della Coppa Italia nel 2001 alla retrocessione in Serie B nel 2002, prima del fallimento finanziario e l’iscrizione in C2. Nel 2003 la promozione in C1 e, dopo il Caso Catania e il fallimento del Cosenza, quella d’ufficio in Serie B per meriti sportivi. Infine, il ritorno in A attraverso uno spareggio. Con Fantini attore protagonista.

TRA RIVOLUZIONE E DESTINO

La Serie B 2003/2004 comincia in modo particolare. Il Caso Catania blocca le retrocessioni e fa sì che a giocarsi la competizione siano 24 squadre. Oltre alla Fiorentina, ci sono tantissime big. E dopo il girone di andata i viola sono a metà classifica. La presidenza non è contenta, serve una scossa. Via gran parte della rosa, spazio a tanti nuovi acquisti. Tra cui Fantini: “Ero al Venezia, ma a gennaio i Della Valle rivoluzionarono la squadra cambiando 10 giocatori. Così passai alla Fiorentina” racconta Enrico a GianlucaDiMarzio.com. “Un grande club, con i Della Valle si respirava aria di calcio vero. Ero strafelice, si trattava dell'occasione della mia vita”.

Via anche Cavasin in panchina, arriva Emiliano Mondonico: “Con lui avevo un grande rapporto, c’era stima reciproca. È uno di quegli allenatori che poteva avere dei limiti durante la settimana, ma nei 90 minuti della domenica non sbagliava niente. Sapeva gestire benissimo i giocatori, e con i cambi vinceva spesso le partite. Io venivo schierato soprattutto da esterno, anche se mi sentivo una punta. Mi adattavo, per giocare avrei fatto pure il terzino”.

La rivoluzione fa risalire la Fiorentina in classifica: “La presidenza fece capire a tutti, sia tifosi sia giocatori, che l'unico obiettivo era vincere”. E a fine campionato arriva il 6° posto in classifica. Con un particolare: il Caso Catania ha portato una sovrabbondanza di club in B, perciò dalla stagione seguente ne saliranno 2 in più in Serie A (che arriverà per la prima volta a 20 squadre). 5 promozioni dirette, mentre la 6^ si giocherà lo spareggio con la quartultima della A. Firenze può continuare a sognare.

LO SPAREGGIO CON IL PERUGIA

Sulla strada che porta al paradiso c’è prima il Perugia di Serse Cosmi. I biancorossi sono arrivati 15esimi in A, lo storico spareggio tocca a loro. L’andata si gioca al Renato Curi: “All'inizio non c'era molta speranza. Giocavamo contro una squadra di Serie A, mentre noi eravamo arrivati solamente sesti in B e non ci doveva essere partita. Neanche su di me c’era tutta questa fiducia, ma prima degli spareggi Riganò si fece male e Vryzas era agli Europei con la Grecia. Rimasi l’unico attaccante a disposizione, e giocai da prima punta. Mondonico fece un 5-4-1 con me da solo lì davanti”.

Tensione, preoccupazione, ma anche tanta voglia. Dopo soli 10 minuti, è proprio Fantini a sbloccare la gara: “Penso di aver fatto la partita della vita. Il minimo passaggio, stop, controllo o movimento mi veniva perfetto”. Così come perfetta sarà la tenuta della squadra. 0-1 a Perugia, pronostici ribaltati. Manca solo il ritorno all’Artemio Franchi del 20 giugno 2004: “Ero di nuovo da solo in attacco, ma avevamo due risultati su tre. Feci gol di testa all'inizio del secondo tempo, ma dopo 10 minuti circa fui espulso per doppia ammonizione. Ero preso dalla foga di raggiungere l'obiettivo della mia vita. La squadra restò per mezz'ora in dieci, e il Perugia pareggiò all'82'. Che sofferenza…”. Ma alla fine, l’urlo di gioia.

1-1, la Fiorentina ritorna in Serie A dopo soli 2 anni: “I tifosi erano in delirio e il Franchi stracolmo, anche le vetrate erano diventate viola. Tutti spingevano insieme a noi, ci trascinavano”. Con la forza e il coraggio di una grande presidenza: “Diego Della Valle stava sempre nello spogliatoio, già da gennaio. Ci diceva di stare tranquilli, di ragionare e che saremmo andati in Serie A. Era sempre sicuro di sé, e trasmetteva tutto questo alla squadra. Sapevamo che, avendo alle spalle una grande società, dovevamo soltanto pensare a giocare”.

L’AMORE DELLA PIAZZA, IL SOGNO SERIE A

Fantini nella Fiorentina resterà anche l’anno dopo, in A: “Una decisione più a furor di popolo che a furor di società. Capisco benissimo che per la Serie A una piazza come Firenze meritasse molto di più che Fantini. Ma Mondonico, quasi come ringraziamento per ciò che avevo fatto, cercava di proteggermi in tutti i modi. E comunque le mie 24 presenze in A me le sono fatte. Sono stato un ottimo giocatore di B, e penso che quella Serie A sia stata una sorta di regalo per la mia carriera”.

Una carriera di sudore e di tante promozioni: “8 per la precisione, se conto quelle con i dilettanti anche altre 2 tra Serie D e C2. Ma per la situazione che si viveva a Firenze, la più importante resta quella con la Fiorentina. Una gioia pazzesca per tutti, dopo la partita ci buttammo nella vasca degli spogliatoi e andammo a festeggiare in un casale sulle colline fiorentine. Un traguardo incredibile”. Andata e ritorno. Dal paradiso all’inferno per poi compiere il tragitto inverso. Il miracolo Fiorentina concretizzato da Enrico Fantini, indimenticabile eroe del popolo viola.

Stefano Renzi

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