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Castellacci: “Infortuni? Troppe partite, ma parte economica più importante della salute”

Medicina rigenerativa, chirurgia, professore universitario ma soprattutto storico medico della Nazionale Italiana. Enrico Castellacci ci ha raccontato il suo punto di vista sui tanti infortuni che in queste ultime settimane stanno colpendo il Milan ma che in un mondo in cui si gioca ogni tre giorni, è diventato quasi come una tassa da pagare. “Le partite sono tante durante la settimana, troppe, per alcune squadre. C’è un sovraccarico eccessivo da un punto di vista articolare e muscolare”. 

“La parte economica è più importante della salute”

Castellacci è anche Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana Medici del Calcio e si è mosso insieme all’AIC per risolvere il problema. O almeno provarci. “Noi come medici del calcio abbiamo denunciato agli organi nazionali ed internazionali il problema delle troppe partite. È una denuncia simbolica perché contro la parte economica non c’è niente che tenga, neanche la salute. Siamo molto legati all’AIC e anche loro hanno denunciato la stessa problematica”.

“Giocare ogni tre giorni non va bene non c’è tempo per riposare, per questo è nata la ‘panchina lunga’. Creare un giro di giocatori che evitasse di far giocare sempre gli stessi. Alcuni allenatori lo fanno, altri invece preferisco affidarsi al loro giro”.

Ma cosa farebbe, grazie alla sua esperienza, il medico Campione del Mondo 2006? Se io avessi in squadra una serie di infortuni così mi metterei a tavolino con allenatore, medico e preparatore atletico per valutare se c’è qualcosa di sbagliato per quanto riguarda la preparazione. Io parlo in generale non solo nel caso del Milan. Se c’è un aumento di problemi muscolari sempre nello stesso settore è facile pensare che sia qualche esercizio specifico che va a sovraccaricare quel distretto muscolare. È una cosa che può succedere”. 

Oggi come oggi ci sono delle preparazioni settoriali e differenziate, giocatore per giocatore. C’è anche la componente casuale ovviamente. Anche il medico poi deve fare particolare attenzione, magari un giocatore ha un affaticamento ma pur di giocare non lo fa presente e a quel punto peggiora la situazione”.

“Non ci sono più le preparazioni fisiche di una volta”

Sembrerebbe la frase di un film o di un ritornello eppure (uno) dei problemi sembra proprio quello: “Una volta le preparazione estive erano vere, ora non ci si fa più caso. Si stava un mese in ritiro per la preparazione. Si allenavano tutti i distretti muscolari, piano piano, per riprendere l’attività. Ora non è più così. Si va in ritiro una settimana e poi si parte all’estero. La parte economica prende sempre il sopravvento. Bisogna essere intellettualmente onesti per capire che se alla base non c’è una preparazione fisica accurata ovviamente si possono creare questi problemi”

“Mi viene in mente il Napoli dell’anno scorso che ha fatto un ritiro estivo molto più congruo. I risultati ci sono stati. Questo dovrebbe far riflettere molto le società per trovare un equilibrio tra un ritiro opportuno e allo stesso tempo il ritorno economico delle tournée. Ribadisco: la preparazione estiva è molto molto importante se fosse fatta in maniera più congrua”

E soprattutto rispetto al passato, ci sono stati diversi cambiamenti. “I ritmi di gioco rispetto al passato sono cambiati. Oggi è tutto molto più veloce ed il dispendio è maggiore. Le statistiche dicono che si gioca molto di più rispetto al passato. Quindi c’è un aumento di partite e ritmi più veloci. La FIFA ha aumentato anche le partite delle Nazionali”

“Aumentando anche quelle partite, diventa tutto troppo frenetico e si ritorna al discorso delle denunce. Tutti sanno il rischio che corrono i giocatori eppure le partite aumentano. Prima le partite  delle nazionali, qualcuna, era amichevole, ora sono tutte partite ufficiali. Non c’è più neanche la possibilità di dire che se un giocatore non sta benissimo non viene messo in campo. Oggi sono tutte ufficiali che fanno parte di tornei, questo non è un problema indifferente”.

Pier Francesco Monachino

“Dal calciare le bottigliette di plastica nel cortile delle elementari al sogno Champions League”. Se dovessero scrivere un pezzo su di me inizierebbe così, e invece le storie sono io a scriverle. Nato nel ‘99, il Massimino di Catania è sempre stata casa mia, dal gol salvezza di Martinez contro la Roma a quello di Ibra in una sera del 2009 che lo ha reso il mio idolo! Nonostante il gol lo abbia subito…

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