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Addio a Ennio Morricone: quando fece giocare a calcio Clint Eastwood

È difficile dire quante cose ha fatto. Perché le sue colonne sonore hanno attraversato un'epoca, hanno raccontato un mondo. Non ha mai smesso di comporle: chiedere a Tarantino, che ancora adesso si appoggiava a lui, Ennio Morricone, il Maestro, per le musiche dei suoi film. Evocative, chiare, diventate parte di quella cultura popolare che ha accompagnato l'Italia del dopoguerra in avanti. Ennio non comporrà più: è morto a 91 anni nella notte in una clinica romana, dove era stato ricoverato a seguito di una caduta che gli aveva comportato la rottura del femore.

Tra le colonne sonore principali, in molti si ricorderanno quelle di Per un pugno di dollari, o C'era una volta in America, oppure ancora Nuovo cinema Paradiso, fino ai più recenti Hateful Eight di tarantiniana matrice con cui ha vinto l'Oscar. Fu, con Sergio Leone in regia, colui che tracciò la guida per i cosiddetti Spaghetti Western: i Western all'italiana, espressione che Leone odiava ma che hanno reso il cinema pop italiano un'icona mondiale. E proprio con Leone, Morricone guardava le partite della sua Roma: la tifava molto ma senza eccessi. Non era di grandi parole, preferiva far parlare di sé con la musica, ma il calcio gli piaceva.

L'episodio con Clint Eastwood

Dobbiamo tornare indietro agli anni 60: era il 1964 quando un giovane e sconosciuto Clint Eastwood venne scritturato da Leone proprio per il film di Per un pugno di dollari. Per un giovane attore, venire in Italia voleva dire davvero provare a sfondare nel mondo del cinema, che era già rinato dalle ceneri di una Guerra mondiale che aveva avuto effetti devastanti. "Sapete, mi piacerebbe imparare a giocare a calcio".

Fu proprio Morricone ad attivarsi: trovò per lui una piccola squadra in quella che allora era la periferia romana, vicino allo Stadio Flaminio, dove ora c'è il grande Auditorium – Parco della musica, sede di concerti e rassegne di vario tipo. Lì, Clint iniziò a giocare, ma i ragazzi che lo sfidavano lo prendevano in giro: troppo alto e goffo. "Ennio, che faccio?", gli aveva chiesto. "Lascia stare, pensa ai film". La storia gli ha dato ragione. 

Valentino Della Casa

Sportivo più da pc che da campo. Amo raccontare il calcio, dividendomi tra Torino e Milano. Ma amo anche la mia seconda casa: il mondo della scuola. Mi piacciono i casi unici, gli appostamenti, le notizie dell'ultimo secondo. Pubblicista dal 2011.

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