Che fine ha fatto Hector Cuper? El Hombre vertical in Italia è ancora famoso più per le lacrime di Ronaldo a Roma e lo scudetto perso all’ultima giornata nel 2002, che per i successi con l’Inter. Dopo gli anni d’oro di Valencia la carriera dell’allenatore argentino ha subito un’involuzione, fino al 2015. L’Egitto gli ha dato la possibilità di rinascere professionalmente:
“Ci siamo incontrati al momento giusto” – si legge nelle pagine di ExtraTime – “Entrambi con un passato che brillava più del presente e con la voglia di rialzarsi e ritrovare la gioia nel calcio, elemento centrale delle nostre vite.Siamo tornati nel nostro habitat. L’Egitto ha vinto 7 volte la Coppa d’Africa, e qualificarci era il minimo che potevamo fare. Però il nostro grande obiettivo è il Mondiale del 2018: manchiamo dal 1990, troppo tempo per una nazione tanto innamorata del calcio e con tanto talento. Io venivo da una serie di delusioni, le ultime in Spagna, in Turchia e negli Emirati Arabi, e avevo voglia di una sfida nuova, importante, anche complessa. L’Egitto era in condizioni simili: senza Coppa d’Africa e Mondiali. È stato un matrimonio d’interesse reciproco, È ovvio che all’inizio quando arrivi in un continente nuovo devi passare per un processo di integrazione dentro e fuori dal campo che non è semplicissimo, però ora sono qui da quasi 2 anni e sto molto bene. A livello pratico non conoscevo il calcio egiziano e ho scoperto una passione immensa, talento diffuso e un campionato di ottimo livello“.
Adattamento non facile: “Ho deciso di calarmi nella realtà di questa grande nazione e di conseguenza ho dovuto fronteggiare le problematiche sociali e politiche. Anche perché interessano il calcio molto da vicino: il nostro sport è parte fondamentale della vita della gente e anche per questo gli stadi e le squadre sono diventate simboli di protesta e terreno di scontro. E infatti sono 4 anni che il campionato si gioca a porte chiuse. Nonostante questo ho scoperto una passione per il calcio che non ha nulla da invidiare a quella che si respira in Argentina. La rivalità tra club come Al Ahly e Zamalek può essere tranquillamente paragonata a quella tra River e Boca per fare l’esempio più facile. Abbiamo una bella squadra, con una base di giocatori locali di buon livello grazie all’ottima competitività del nostro campionato e qualche elemento di grande qualità come El Mohamady, Ramadan Sobhi ed Elneny che giocano in Premier League e soprattutto Salah. A parte le qualità del giocatore ci sono quelle umane: serio, preparato e soprattutto molto umile come quasi tutti qui. Se continua così può diventare uno dei migliori al mondo, glielo auguro di cuore“.
Previsioni per la Coppa d’Africa: “Non siamo inferiori a nessuno. Poi vedremo: mi andrebbe bene anche arrivare in finale, per continuare nella mia tradizione personale. Ne ho giocate tante. E ne ho perse tantissime. Però sono sicuro che gli egiziani mi perdonerebbero se in Gabon dovessimo soccombere all’ultimo atto“.
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