“Se fossi in lui smetterei”, diceva suo fratello Thorgan qualche giorno fa e quel momento è arrivato: all’età di 32 anni Eden Hazard ha deciso di dire basta con il calcio giocato. Un ritiro diverso dagli altri. Forse perchè il belga non ha mai raggiunto l’apice che tutti si aspettavano. O forse perché assieme a Neymar è stato l’unico della sua generazione ad ambire a sedersi nel tavolo di Cristiano Ronaldo e Lionel Messi. Come definire Hazard? Genio e sregolatezza, perché se il tuo soprannome è Le Magicien (il mago) un po’ speciale lo sei.
Lo si capisce subito se un giocatore è un predestinato o meno. Non c’è una formula precisa per decrifrarli ma è più un sentore comune. Poi ci sono i momenti, quelli che ti cambiano la carriera. Il primo è il 20 settembre 2008, durante la sesta giornata di Ligue 1 tra Lille e Auxerre. I padroni di casa sono in difficoltà e Rudi Garcia lo mette in campo ancora minorenne. Scelta azzeccata: Hazard segna con un tiro a giro dal limite dell’area il gol che ha permesso di completare la rimonta per il 3-2 finale. Un primo passo ma poi non si è più fermato: miglior prospetto della Ligue 1 nel 2009 e nel 2010 e miglior giocatore nei due anni successivi. Nel 2012 è arrivato il momento di salutare la Francia, il Chelsea lo aspetta. Nel suo ultimo match contro il Nancy, Hazard si è presentato da ubriaco. Qualche drink di troppo lo ha fatto partire dalla panchina ma in appena 30 minuti ha messo a segno una tripletta. Genio e sregolatezza, appunto.
Al Chelsea si carica sulle spalle la squadra e diventa l’uomo simbolo. Baricentro basso e sterzate fulminee diventano la ricetta che ha messo in difficoltà tutte le difese d’Inghilterra. 110 gol e 92 assist in 352 presenze tra tutte le competizioni: con i Blues arriva l’apice della sua carriera, quando per diversi anni è stato considerato nella top 5 dei giocatori più forti al mondo, l’unico assieme a Neymar in grado di porre fine al regno di Messi e Ronaldo. Ma quel Pallone d’Oro non è mai arrvato. Proprio il suo comportamento fuori dal campo è sempre stato un deterrente per la sua definitiva consacrazione.
Poi la chiamata del Real Madrid, che aveva bisogno di sostituire CR7. Un amore mai sbocciato, complice anche una serie di infortuni in seguito all’aumento di peso del belga. 4 anni fuori dal campo e la risoluzione con i Blancos. Un triste declino per il migliore della generazione d’Oro del Belgio, la speranza dei fiamminghi di vincere un trofeo con la Nazionale. Le Magicien ha detto stop a 32 anni: un’illusione divenuta realtà.
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