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“E quello chi è, Koke?” No no: Saúl Ñíguez! Niño prodigio molto Atlético ma con un passato Real

“Este chaval es muy bueno, este chaval es muy bueno” ripeteva Juan, il vecchietto seduto alla mia destra, a Vallecas. E una, e due, e tre: all’infinito credetemi. Bastava un minimo appoggio, persino un semplice scatto. “Ok, ok”. “Certo”. “Si verissimo, eccome se ha ragione” rispondevo io ad ogni battito di ciglia. Per cortesia principalmente, mi dispiaceva lasciarlo sussurrare così invano. “Chissà che la finisca” era il pensiero che balenava in testa, tra me e me. Ma quel ragazzo era bravo bravo per davvero, nessun complimento gratuito o per scherzo. E più lo vedevo giocare, più me ne innamoravo: così pulito, preciso. Forte fisicamente e attento. “Ma è centrale difensivo, lo ricordavo in mezzo…” domando io al solito vecchietto. “Paco lo utilizza in qualsiasi zona del campo, è la nostra giovane spina dorsale. Este chaval es muy bueno già te l’ho detto no?”.
Saúl Ñíguez, niño prodigio. “Il Rayo Vallecano ti stima infinitamente, lo sai. Grazie per questa salvezza” commenta RadioVallekas durante un suo programma, in diretta. Io lo osservo curioso tra i presenti in sala, lui sorride orgoglioso e soddisfatto, microfono in mano: “Resterete tutti nel mio cuore”. Un applauso sentito, perché il suo destino è rojiblanco e già lo si sapeva da inizio stagione. E le lacrime? Un attimo. Pochi minuti dopo interviene sua mamma direttamente da casa, Elche: “Ti voglio bene, sono fiera di te e di tutto quello che stai facendo”. Saúl guarda José Antonio Ñíguez negli occhi (conosciutissimo come Borja, ex attaccante di Elche e Sabadell), il padre seduto qualche sedia più in là, e si commuove insieme a lui. Espressione lucida e sognante, determinazione nelle vene: quella tipica da Atletico. Si, il ragazzino si sente e si è sempre sentito molto Atletico, nonostante quel passato blanco del Real Madrid. Tre anni nelle giovanili merengue gli sono bastati, poi mister Pepe Fernández gli parla di Colchoneros e se lo porta lungo il Manzanares. Quindici anni e già si allenava con la Prima, Quique Sánchez Flores stravedeva: torello e partitella con Aguero, Forlan e compagnia bella, tanto per dire. Non male. Ma le ossa se le fa e per bene nel primer filial rojiblanco in Segunda B, uno dei titolari più giovani della squadra. “Ma assomiglia a Koke?” Non proprio, per caratteristiche no. Ma i destini si che li accomunano, senza dubbio. Perché l’8 marzo 2012, contro il Besiktas, ecco che esce il canterano col numero 8 sulle spalle e… Saúl Ñíguez diventa il giocatore più giovane a debuttare in Europa nella storia dell’Atletico. “La mia famiglia ha filmato tutto, un giorno indimenticabile credetemi”. Occhi puntati addosso, il ragazzino stupisce da subito e la voce arriva persino in Giappone, dove più lontano di così non si può. Pensate che una troupe televisiva giapponese ha viaggiato fino in Spagna per realizzargli un reportage: “Assomiglia a Koke? No no, a Torres!” ripetevano e credevano loro. Idee un po’ confuse dai, ma ci avevano visto bene ammettiamolo. Poi chiamate dall’Inghilterra perché il Fulham ci ha provato più di una volta, contattando direttamente agente e ragazzo. Ma niente: “Le gusta el Atlético y se siente atlético” ripeteva Paco Jemez ai tempi del Rayo, e non si è mai sbagliato.

Saúl Ñíguez, faccia da bravo ragazzo e umiltà quasi da far impressione, che nell’ambiente della Rojita non è conosciuto solo per quello spot Nike girato con Puyol, Pedro, Busquets e Ramos, affatto: qualche allenamento con Del Bosque ma soprattutto campione europeo con la Sub-19 e ora pilastro nella Sub-21. Quest’anno il Calderon ha già urlato più volte il suo nome, boato tutto d’un fiato: “Saúlll!”. Anche se la prima da titolare è arrivata proprio nel Bernabeu blanco, in una Supercoppa. E che prestazione! Poi Liga, e debutto in Champions. Il 7 febbraio 2015 ecco un derbi contro Ancelotti, Koke si fa male dopo appena 10 minuti e… entra lui, ancora lui: Saúl. Il Cholo – che tanto crede nelle sue doti – gli rifila una pacca sulla spalle e lo getta nella mischia. Sembra un grande classico del cinema (spagnolo), ma il finale è veramente da Oscar: il giovane canterano abbaglia la scena e stordisce Madrid e il Madrid di Ancelotti con una rovesciata da cineteca, golazo da antologia. “Chilena” come si dice lì. Allucinante questo niño prodigio, che gioca da vero campioncino. Eh si, ebbene sì. “Este chaval es muy bueno”. Ma bueno bueno! Come dargli torto al signor Juan? Impossibile. Impensabile.

E dopo la serpentina contro il Bayern Monaco in Champions di ieri sera… non resta che strabuzzare gli occhi e applaudire. E’ nata una stella, l’ennesima. Saúl Ñíguez: niño prodigio.

Matteo Moretto

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