“D” per vendetta. Cercata, voluta, infine ottenuta. E a due minuti dalla fine contro il suo ex allenatore. Un sogno. Ah, quei 120mila euro spesi per giocare? “Chi se ne frega”. Artem l’avrà pensato di sicuro. Riavvolgiamo il nastro. Parliamo di Dzyuba, professione centravanti, 30 anni. Scenario: Arsenal Tula – Zenit San Pietroburgo. Sì, la squadra di Mancini. Svolgimento: una rete all’89esimo ha tolto a Paredes&co due punti importanti in chiave Champions. Momento, c’è anche un background: fino a gennaio Dzyuba era un calciatore dello Zenit, ma non rientrava nei piani del Mancio. Via in prestito all’Arsenal Tula, dove da marzo ha segnato 5 gol in 7 gare. Fin qui tutto bene, ma la stranezza arriva ora. Dzyuba – a causa di una clausola contrattuale derivante dal prestito – oggi non avrebbe potuto giocare. Ma pur di esserci ha pagato una penale di tasca sua: 120mila euro per una maglia da titolare contro la sua ex squadra. Com’è andata finire, ora, è sotto gli occhi di tutti: gol del pareggio al fotofinish ed esultanza polemica davanti la panchina dello Zenit (si è girato di spalle indicando il suo nome dietro la maglietta). Una vicenda surreale. E Mancini? Nel post gara, dopo il 3-3 dei suoi ragazzi, si è detto “contento” per la rete di Dzyuba, ma contrariato per l’accaduto: “Un calciatore non deve pagare per avere l’opportunità di giocare contro il suo club. Lui è di proprietà dello Zenit, tra una ventina di giorni tornerà a San Pietroburgo, quindi è davvero assurdo tutto ciò”. Beffa totale. L’attaccante, però, sorride felice, ha dedicato il gol a suo figlio Nikita e ha ringraziato il presidente del club per l’aiuto esemplare verso di lui. Un “saluto” alla penale, contava esserci. E segnare. Anche al costo di 120mila euro.
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