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Quando il gol EDIN…otte

Calciatori e attori, sinonimi dello stesso grande spettacolo chiamato calcio. Per questo motivo i grandi campioni, come ogni grande artista ha bisogno di un palcoscenico. Luci, sipario e si va. Edin Dzeko non fa eccezione, diventato ormai “bello di notte”. Come Boniek, capace di esaltarsi nelle partite in notturna. Quelle sotto i riflettori, appunto.

Le parole dopo il CSKA di Di Francesco suonavano come l’ennesima giusta esaltazione di un “attaccante meraviglioso” – il concetto di ‘più forte prima punta della storia della Roma’ ancora non è stata sdoganata, se ne parla, ma a bassa voce. “Mi dà la sensazione che preferisca giocare di sera. Se voi guardate le partite di Edin di sera, sono partite differenti”. Una frase buttata lì, che però se riletta con i numeri di Dzeko con la maglia della Roma fa paura.

I numeri del bosniaco nelle partite serali sono impressionanti. Dati che esprimono al meglio il concetto di Campione. Quello con la C maiuscola, capace di esaltarsi quando conta, con un pizzico di egoismo che non guasta. Come gli attori con le luci di scena, così Dzeko con i riflettori. Loro si accendono e lui si esalta.

I NUMERI

Il bosniaco ha segnato nelle partite in notturna 54 gol su 80. Che corrispondono al 67,5% dei gol totali in maglia giallorossa. E se nelle Coppe (Champions, Europa League, Coppa Italia) giocare di sera è la normalità e i 25 gol (23 europei, 2 in Coppa Italia) non dovessero essere abbastanza, a questi si aggiungono i 29 gol in Serie A segnati nelle gare notturne. Non certo una consuetudine. Come dal medico, dica 54. Cinquantaquattro.

Gol pesanti che hanno portato a 27 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte. La Roma ha l’81,8% di vittorie se Dzeko segna di sera. Dati che diventano mostruosi se rapportati alle sole gare casalinge: 20 vittorie. Punto. Se Dzeko gioca all’Olimpico e segna, la Roma vince. Applausi, luci. Sipario.

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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