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Da Apecchio all’Emirates: Giovagnoli e Rossi, gli emigranti del Dundalk

Da Apecchio a Dundalk. Passando per New York. Dal cuore delle Marche a quello del mondo, fino a una cittadina irlandese di 35mila persone. “Ma non crediate che non ci sia pressione. Ce n’è eccome…” Filippo Giovagnoli festeggerà i 50 anni tra un mese ma il regalo se lo farà già domani sera, a Emirates contro l’Arsenal. “Se avessi potuto scegliere, avrei scelto il Tottenham di Mourinho. Ti immagini a litigare in italiano con Mou a casa del Tottenham? Lui è una testa calda ma anche io…” scherza a telefono.

Sta lasciando il centro sportivo del Dundalk per tornare a casa dopo una giornata di lavoro. Accanto a sé, Giuseppe Rossi, nome inflazionato ma sua spalla destra da sempre. “Io avrei scelto il Napoli per incontrare Gattuso: era il mio idolo da giocatore e lo apprezzo da allenatore” replica il vice. Questa curiosa coppia italiana è partita da Apecchio dieci anni fa e si ritrova oggi alla guida del Dundalk, Cenerentola in Europa League. “Solo tre volte le squadre irlandesi erano arrivate ai gironi: gli altri due allenatori sono oggi al comando della nazionale maggiore e dell’under 21”. Mica male.

Un viaggio partito da lontano. “Nel 2012 sono andato via dall’Italia: ero già allenatore a Gubbio dopo una carriera passata in Serie C. Ma ero anche direttore tecnico dei Milan Camp. Mi spedirono in America per visionare alcuni calciatori e non sono tornato più a casa”. A New York una fetta di nuova vita: “Mi proposero di aprire una scuola calcio, dissi a mia moglie di fare le valigie: «Proviamoci per un anno, al massimo ci saremo goduti New York» era stato il mio invito. E invece ci sono rimasto a lungo ed è stato importante per completare la mia formazione. Ho trovato una gran preparazione in America, tanta attenzione ai giovani”.

Dalla scuola calcio alla chiamata della Metropolitan Oval Academy, tra le più importanti del panorama calcistico americano. “Sono piaciuto ai loro dirigenti per il mio modo di lavorare e fare le cose e così sono diventato direttore tecnico. Avevo bisogno di allenatori bravi e soprattutto di persone eccezionali, così ho pensato a Giuseppe”. Giovagnoli e Rossi, più giovane di dieci anni, sono partiti dallo stesso palazzo di Apecchio e non si sono mai persi di vista. “Anche io ho giocato tra i semi professionisti, volevo allenare ed ero a Londra da un anno quando Filippo mi ha chiamato. Non ci ho pensato due volte” racconta Giuseppe.

Anni di lavoro che frutta, la soddisfazione di formare tanti giovani talenti per le squadre professionistiche americane ma anche per il calcio italiano – “Misitano è stato acquistato dalla Roma quest’anno, è un italo-americano che si allenava con noi e aveva già tante proposte in America”, raccontano -. Poi la chiamata in Irlanda. “Il direttore del Metoval Jeff Sanders conosceva la proprietà del Dundalk e ha fatto i nostri nomi. È una missione kamikaze, ma a noi piacciono le sfide” dice col sorriso Giovagnoli.

Quando siamo arrivati, nessuno credeva in noi: «Da dove arrivano questi qui?» era la domanda di tutti. Ma al primo allenamento conoscevamo i nomi di tutti i calciatori, avevamo studiato bene e la squadra è rimasta colpita dalle nostre idee. Hanno lavorato sodo e…” Ed è arrivata l’Europa: “Abbiamo superato squadre fortissime per arrivare ai gironi. Così, da co**ione sono diventato eroe. Dopo la qualificazione sui social giravano immagini di me coi vestiti da Papa. Papa Filippo. O hanno messo la mia faccia su quella de Il Padrino” racconta divertito. Da Times Square a Emirates, dopo l'esordio sfortunato col Molde ora l’ostacolo si chiama Arsenal: “Ci divertiremo e poi penseremo al campionato. Vogliamo chiudere al terzo posto per giocare ancora in Europa l’anno prossimo”. E il futuro? “Non lo conosciamo, ma non ci pensiamo ora. Gli States, l’Irlanda, l’Italia…l’importante è che saremo noi a scegliere”.

Gennaro Arpaia

Nato a Napoli giusto in tempo per salutare Maradona. Il calcio non è stato il primo amore perché alle partitelle tra amici non venivo mai scelto a causa della mia non-classe innata. L'idea fu quella di ritagliarsi uno spazio alternativo, provando a raccontarle. E dopo qualche anno ne ho raccontate tante in giro qua e là. Amo lo sport, le sue storie, gli occhi di chi lo ama. Con Gianlucadimarzio.com dal 2019.

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