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​Due mondi tanto lontani quanto (almeno oggi) vicini: ciò che resta di Dudelange-Milan

Alla fine, in un modo o nell’altro, la decide sempre lui. Quello dallo stipendio mensile pari all’intero pacchetto salariale annuale della rosa degli avversari odierni, che a fine partita, indipendentemente dal risultato, corrono a salutare ed abbracciare i propri parenti presenti in tribuna.

Un uomo solo al comando: Gonzalo Higuaín, al 2º gol in 5 giorni, ha deciso di cacciare via lo spettro di un risultato lontano da 3 punti obbligatori che il Milan, per poco, non stava riuscendo a centrare in Europa League. Di fronte, il miracolo sportivo che in questi giorni vi abbiamo raccontato più da vicino: quello del Dudelange, prima squadra lussemburghese nella storia capace di qualificarsi ad una fase a gironi di una coppa, capace di fare un figurone nei 90’ di stasera contro i rossoneri.

Tutto agli antipodi: le peculiarità osservate per la città in questi giorni, scoprendo la piccola cittadina del Granducato, hanno lasciato sostanzialmente le stesse impressioni viste al “Josy Barthel” nel debutto europeo dell’F91. Altro mondo, altra realtà, altro modo di percepire tutto: eppure in campo, almeno a livello di gioco, differenze clamorose non se ne sono viste. Coraggioso, il Dudelange, tutto pressing e perfettamente messo in campo da Toppmöller: vicino ad un’impresa che, pur scherzosamente, avrebbe potuto costare caro a Flavio Becca, proprietario del club, protagonista di una scommessa “pericolosa” con Leonardo. “Se non ci battete, smetto di investire nel club: a cosa posso ambire di più?”. Per stasera è andata “bene” così: in 20 anni di proprietà, con 21 trofei nazionali conquistati, l’obiettivo può essere solo andare avanti.

E lo scroscio di applausi finali del pubblico, davanti ai 7983 spettatori presenti, sono tutti per gli Stolz, i Turpel, i Sinani e gli Schnell, dipendente comunale sulle tracce di un fuoriclasse argentino: quelli che in una competizione come l’Europa League, pur con un Milan sottotono, hanno ampiamente dimostrato di poterci stare, nonostante gli occhi e le fotocamere di tutti fossero per Maldini, Leonardo, Higuaín. Quegli extraterrestri spesso così lontani, ma oggi quantomai vicini: per un miracolo da un lato sfiorato, e dall’altro fortemente in vita. Ben oltre le (almeno) 5 partite ancora in programma.

Simone Nobilini

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