Le due vittorie del campionato di B prima con il Milan (2011) e poi con il Fiammamonza (2012) già davano l’impressione di non essere un caso, configurando Antonio Cincotta come un giovane predestinato. Oggi il Grande Slam centrato, grazie a un tris di vittorie consecutive merito di un’umiltà sana (non costruita) e una determinazione imbarazzante. Nel 2015 il ritorno al Milan e la promozione in B, l’anno successivo la conquista della serie A con il Como e il 2017 lo scudetto con la Fiorentina (conquistato proprio oggi), perseguito con concentrazione e tanto lavoro per ventuno partite. Condiviso oltre che con una squadra fatta di giocatrici fantastiche e una società attenta e presente, con un altro allenatore, Sauro Fattori. In un mix di esperienza e talento, soluzione che ha dato ragione a chi ci ha creduto, e con una possibilità su cento, forse anche qualcuna in più, che quella di quest’anno potrebbe essere stata anche una meravigliosa occasione per effettuare presto un definitivo passaggio di testimone. Perché Antonio Cincotta – allenatore professionista con un recente passato in America a Seattle – vince, e come scriveva Agatha Christie “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.
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