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Domenica l’ultimo Toni, intramontabile vagabondo del gol

La scena è sempre la stessa: deviazione vincente e mano all’orecchio. Ah, quante volte hanno girato le cinque dita di Luca Toni. Tante, tantissime. Per 15 squadre diverse. Anzi, 16: c’è anche la Nazionale, forse quella che gli ha regalato l’emozione più forte.

Sì, perché se ripercorriamo velocemente i 323 gol segnati in carriera dall’attaccante modenese sono due quelli che la memoria immediatamente ci ripropone. Quelli all’Ucraina, ovviamente. Gli unici due di quel Mondiale magico, che ha visto Toni gioire sotto il cielo di Berlino. Amburgo, 30 giugno 2006. La doppietta dopo il gol di Zambrotta. Tanti saluti all’Ucraina e sfida alla Germania per la semifinale. Poi tutti sappiamo come andò a finire. Toni in quell’Italia era erede designato di Paolo Rossi. L’uomo a cui erano affidate le speranze gol della nostra Nazionale. Ne segnò soltanto due, una statistica che non gli rende merito. Perché Toni, in quel Mondiale, ha avuto un ruolo decisivo, che non si può rappresentare soltanto con il numero di gol segnati.

Di quelli ne ha fatti a valanghe, in tutti i modi possibili e immaginabili. Di destro e di sinistro. Di testa o, perché no, con qualsiasi altra parte del corpo. Quando c’era da spingerla dentro arrivava lui, Luca Toni. Lo ha fatto per 15 club diversi, in Italia ma non solo. Dalla Serie C alla A. Perché, si sa, il gol non conosce categoria. E Luca ne ha fatta di gavetta prima di abbracciare il grande calcio. La Serie A l’ha conosciuta a 23 anni con il Vicenza, forse troppo tardi per uno che dal 2000 in poi ha iniziato a segnare tra i grandi e non ha più smesso. Eppure la paura di non farcela c’era. Al Fiorenzuola soprattutto. Quando Cavasin, in C1, non lo faceva giocare. Dopo che Toni aveva collezionato soltanto 9 gol in tre stagioni. Troppo poco per sfondare nel calcio che conta.

Ed invece lui ce l’ha fatta. I gol alla Lodigiani in C1, quelli all’Empoli in B. Poi la Serie A tanto sognata con la maglia del Vicenza. Per una scalata tanto ripida quanto emozionante, sempre più su fino al tetto del mondo. Un lungo girovagare, per lui che è stato un vero e proprio vagabondo del gol. Da nord a sud, in Italia ha esultato veramente in ogni dove. Ma non si è fermato soltanto al nostro paese. No no. I suoi gol sono arrivati anche in Germania. Toni si è tolto lo sfizio di vincere il titolo di capocannoniere con la maglia del Bayern Monaco, e scusatelo se è poco! Nel suo girovagare, però, due città le ha conquistate. Palermo e Firenze. Per i rosanero è sceso persino in Serie B, un “sacrificio” durato un anno. 30 gol per riportare il Palermo in Serie A, altri 20 poi per confermarsi anche tra i grandi. E a Firenze? Lì è riuscito a fare addirittura di più. 31 gol al primo anno, meglio anche di Batistuta che in viola si era fermato a quota 26. Finita qui? Macché. Scarpa d’Oro portata in Italia per la prima volta nella storia. E record di gol in Serie A nei campionati a 3 punti, battuto solo pochi giorni fa da Higuain.

Nella sua carriera ha vissuto di tutto Toni. La gavetta, le delusioni, le rivincite, i successi. Non poteva mancare la seconda giovinezza. Quella che ha vissuto a Verona, dopo aver praticamente cambiato squadra ogni 6 mesi per un almeno un paio di stagioni. Dal Bayern alla Fiorentina (2.0), passando per Roma, Genoa, Juventus e Al Nasr: con pochi gol e parecchi alti e bassi. Verona gli ha regalato una sorta di seconda carriera, come se in soli tre anni avesse vissuto nuovamente tutte quelle emozioni provate nei 20 precedenti. La costante? I gol. Sempre loro. Quelli non sono mai mancati. 20 il primo anno, 22 il secondo. E altro record: capocannoniere più anziano della storia della Serie A. Tante gioie, ma non solo. Anche delusioni, quest’anno soprattutto. I gol e i risultati che faticano ad arrivare, il rapporto non felice con Delneri e, infine, la retrocessione. Quelle delusioni che l’hanno spinto a dire basta.

I suoi gol, la mano a girare intorno all’orecchio e quel sorriso enorme saranno soltanto un ricordo. Non ci resta che goderci l’ultimo Toni, domenica al Bentegodi contro la Juve. E in un attimo, di questo gigante buono col vizietto del gol, avremo già nostalgia!