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Difensore top, attaccante segreto: è un super Sergio Ramos. Tra gol, corazòn e cabeza

Sono Sergio Ramos, risolvo problemi’. Anzi, ‘li creo’. Per credere, domandate al Napoli. Delusione fotocopia. Un doppio mal di testa fortissimo. Tutta colpa di quel difensore. SR7. Nessun errore, ‘otra que Cristiano Ronaldo’. Talento e ‘cazzimma’, quale miglior definizione? “Il mese scorso ero un fenomeno, due settimane fa mi ammazzavano: ora sono un eroe per questi due gol”. Bastano i numeri, cifre fredde dopo la serata di ieri: Perché Ramos, di testa, è a quota 48 reti su 83 in carriera. E sugli 11 totali segnati col Real nelle coppe, 7 sono arrivati proprio così”. ‘Jugadorazo’. Stessa maniera, un marchio. Già, è così illogico.

Attimi finali, 90 +: istante tatuato sulle sue dita. Il significato? Chiedere all’Atletico Madrid. Da gesto ad abitudine: stacco altissimo e palla nel sacco. Vizi e virtù di un difensore ‘birichino’. E allora impossibile astenersi, fantastica la sensazione. Vero Real? Perché quando c’è un problema, ci pensa lui: ‘Corazòn, caracter y pasion’. Titolo della biografia di questo ‘Tarzan andaluso’ e genetica di un campione. Sempre decisivo, nel bene e nel male. Dal Pizjuàn al Bernabeu, passando per il San Paolo: storia di una vita e dell’ultima notte d’Europa. Perché in Spagna, alla fine, il protagonista è sempre lui: Sergio Ramos Garcìa.

Distrugge e crea, Sergio. Su e giù. A suon di gol e polemiche. Preziosissimo: 50 firme in Liga, difensore affermato e attaccante segreto. Già, numeri: come il + 3 sul ‘suo’ Siviglia. Il nemico da battere per i Blancos, l’amico da ritrovare per Ramos. Perché ‘quando mi farò seppellire, nella mia tomba ci sarà una bandiera del Real e una del Siviglia’. Doppio amore ora non più corrisposto. Un legame rinnegato da fischi e pesanti insulti. Un colpo al cuore per un Sevillista come lui. Senza mai dimenticare le proprie origini. Da Camas a Madrid, passando soprattutto dal pueblo andaluso del Sanchez Pizjuàn. Che nelle ultime sfide ravvicinate glie ne ha cantate di ogni. Storie tese: tra cucchiai, provocazioni, orecchie ed autogol.

La ferita si è riaperta nel ritorno di Copa del Re. Quando tutta l’Andalusia si è schierata contro al capitano del Real. Lui, però, non si è fatto intimidire: rigore e cucchiaio. Poi mani dietro le orecchie, ‘non vi sento, ora’. Indicando il suo nome cucito nella stoffa Blanca: Siviglia muto. Perché ‘vorrei essere accolto in maniera diversa. Questa sarà sempre casa mia’. Ma la pace non arriva, meglio la vendetta: quella che tutti avrebbero voluto vedere.‘Clima callente’, il Pizjuàn in Liga se la ride: autogol del vecchio Ramos. E il Siviglia batte gli imbattibili. Ma il capitano non muore mai.

Anzi, si gasa. Quest’anno per 10 volte in rete. Nessun difensore come lui nei top 5 campionati europei. Pronto ad infilzare tutti con l’espada: ‘Haja toro’. ‘Sì, da piccolo volevo fare anche il torero’. Ora invece la Corrida gli viene bene in campo. Soprattutto negli ultimi minuti, con la cabeza: ‘el hombre del cabezazo’. Un gesto coltivato sin dall’infanzia, quando papà Jose lo teneva ore in spiaggia a ‘cabecear la pelota’. Colpi di testa ora sempre decisivi. ‘Il capo bendito’. Dall’ultimo gol nel Clasico a quello nella storica Decima. Sì, Champions League: nella finale del 2014 contro l’Atletico Madrid e nell’ultima di San Siro. E poi la doppietta nella semifinale contro il Bayern di Guardiola. Ah, sì: il San Paolo. L’ultima noche d’Europa. E intanto al Napoli, dalla febbre, sale il mal di testa. Infilzato dal torero di Camas. Già, quanto è illogico questo Ramos. Difensore affermato, attaccante segreto.

Redazione

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