"Se fumi una canna con un amico, rischi di non trovare più squadra per il resto della tua carriera. Se picchi la tua compagna, le tiri un pugno in faccia, ti nascondono dai riflettori per un mese, poi torni in campo e tutti riprendono ad applaudirti. Nel calcio di oggi, c'è troppo maschilismo". Leonardo Di Lorenzo, 39 anni, di mestiere fa il calciatore: ha giocato nel campionato argentino, in Cile e in MLS e dal 2013 è uno dei centrocampisti titolari (e ormai pure capitano) del Temperley. Nell'intervista concessa ai microfoni di Tuttosport, Di Lorenzo ha dato via al suo sfogo, indicando le principali contraddizioni che caratterizzano il mondo del pallone.
"C'è troppa illusione – spiega Di Lorenzo -, i calciatori crescono, specialmente in Sudamerica, sognando di guadagnare milioni di dollari e di affermarsi in Europa. E nel frattempo non si rendono conto di quanto siano fortunati a essere stipendiati per giocare a calcio".
"Ho passato anni ad ascoltare gente che mi diceva che, lavorando tanto, avrei raggiunto ogni obiettivo: non è così, almeno nel mondo del pallone. Personalmente, ho realizzato che non sarei mai andato a giocare in Europa una volta trasferitomi in MLS. Ma tanti colleghi ancora ci sperano, magari a 31, 32 anni. Non va bene: se non lo capisci per tempo, finirai per distruggerti anima e cervello. Mentre dovresti solo essere felice di essere un calciatore professionista".
Illusione, sì, ma anche ipocrisia: "Perchè se fumo uno spinello mi ritrovo senza squadra e se invece picchio la mia compagna dopo un mese nessuno sembra ricordarselo? Il calcio è troppo macho, fanno bene le giocatrici a combattere chiedendo più rispetto. Guardate all'omosessualità: il mondo è pieno di calciatori gay, eppure in campo si sentono ancora espressioni come finocchio, checca, ti rompo il culo. Come si fare a fare outing in un simile contesto? Il calcio è un gioco, e trovarsi costretti a reprimere la propria natura per prendervi parte non è normale".
L'intervista completa sull'edizione di Tuttosport oggi in edicola
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