Rumore tanto, pensieri ancora di più. Il momento di difficoltà della Roma è evidente, non tanto nei volti dei calciatori, quanto in quello del suo allenatore. Scavato, teso, mai sorridente. Se non in quel ghigno isterico di Cagliari. In questo momento Di Francesco è un uomo solo. Solo contro i tifosi che vorrebbero un suo allontanamento, solo in quei pensieri continui nel trovare una quadratura che manca da inizio stagione. Difeso, solo, da una società che continua a rinnovargli la fiducia di fronte ad una piazza che vede nel difensore e nel difeso gli unici responsabili di una crisi senza fine.
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“Fa parte del calcio, se sono qui è perchè c’è una consapevolezza della situazione, ha una sua identità e un suo pensiero che in questo momento magari vengono meno per i risultati. Conosco questa piazza e so che si porta un allenatore alle stelle per poi farlo passare come il peggio in circolazione. Voglio far riscattare la squadra, per quanto mi riguarda me ne potete dire tante ma non ho nemmeno il desiderio di esternare qualcosa a un qualcuno che non merita le mie parole”.
Detti e non detti. Le parole di Di Francesco sono spesso un coltello a due lame. Il lato verbale che incide, quello non verbale più tagliente del primo. “Nessun desiderio di replicare”. Dritto per la sua strada. E’ chiaro il messaggio dell’allenatore: lavorare, lavorare, lavorare. L’unico modo che conosce per invertire la rotta. Senza replicare a chi vorrebbe la sua testa.
Ma in questo momento serve l’apporto di una squadra. Di quei giocatori che da Di Francesco in su sono stati responsabilizzati e obbligati a rispondere sul campo a questo trend negativo. Da un lato le lacrime di Florenzi dopo il pareggio di Cagliari, la smaniosa voglia di De Rossi di recuperare dall’infortunio per aiutare la sua Roma. Dall’altro l’infinita leggerezza di un gruppo forse troppo apatico rispetto agli umori della piazza, esternamente percepito avulso da qualsivoglia reazione nervosa.
I tifosi della Roma pretendono di più. La Roma vuole di più. Da tutti. Interrompere il trend di bruciare gli allenatori ogni 18 mesi. La strategia di Trigoria è fin troppo chiara. Spalletti, Garcia, Ranieri, il primo Spalletti. Come detto da Di Francesco, dalle stelle alle stalle in un amen. Ecco, l’amen, stavolta , vuole deciderlo la Roma.
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