Gol in spaccata, in uno contro uno col portiere o dopo un rimpallo. Non importa come, l’importante è buttarla dentro. Mattia Destro lo sa bene. Ed infatti è tornato a fare il Destro: 3 gol nelle ultime 2 partite, Atalanta e Udinese le vittime. 9 gol e 1 assist in campionato e record di 8 reti con la maglia del Bologna nella scorsa stagione – quando saltò le ultime 8 per infortunio – superato. Zitto, zitto. Pacato. “Sono contento per la squadra”. Quasi passando inosservato dopo tutte le critiche piovute su di lui in un’annata complicata. In cui qualcuno forse si era stufato di aspettarlo. Perché al secondo anno a Bologna i tifosi rossoblù si sarebbero aspettati un attaccante capace di raggiungere la doppia cifra ad occhi chiusi. Volevano rivedere l’attaccante decisivo ammirato più che a Roma, ai tempi di Siena. Quel trascinatore appena ventenne che con 12 gol e 4 assist portò il Siena al quattordicesimo posto in A. Senza dimenticare la semifinale di Tim Cup persa contro il Napoli di Mazzarri. Merito da condividere con Sannino, “un papà nei suoi confronti” più che un allenatore. L’uomo capace di accendere il fuoco giusto negli occhi del giovane Mattia e di spronarlo come nessun altro. Legame incredibile, il loro. Con dimostrazioni d’affetto a volte addirittura… esagerate. Come quando alla vigilia dell’ultima di campionato contro il Napoli, durante la partitella di rifinitura, l’attaccante classe ’91 abbracciò Sannino così forte da incrinargli tre costole. E non è forse un caso che Destro sia tornato a segnare proprio in seguito alla ‘ramanzina’ del suo ex allenatore. “Non è una bella cosa che ci si ricordi il Destro di Siena, vuol dire che dopo ha fatto poco. Poteva e può ancora fare una grande carriera. Basta poco”. Detto, fatto. 3 gol in due partite. Se davvero così fosse, il Bologna probabilmente non disdegnerebbe affatto una ‘ramanzina’ a settimana. Umorismo a parte, per la gioia dei tifosi rossoblù Destro è tornato a fare il Destro. Grazie alla sua specialità: fare gol. Zitto, zitto, ad un passo dalla doppia cifra. Non importa come: basta buttarla dentro. Per tornare ad essere quel trascinatore lanciato da “papà” Sannino ai tempi di Siena.
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