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Le favole non esistono: il Derby County e Rooney (forse) ripartiranno dalla terza serie

36 anni dopo l’ultima volta il Derby County è retrocesso in League One, terza serie del calcio d’oltremanica. Un verdetto che ha lasciato tutti con l’amaro in bocca nonostante una stoica stagione della squadra di Wayne Rooney.

I Rams, infatti, avevano cominciato il campionato con una penalizzazione di -21 punti a causa di alcune violazioni finanziarie commesse dall’ex proprietario Mel Morris. Insomma, una Championship che più che una competizione sportiva, sembrava una montagna da scalare.

Sarebbe stata un’impresa…

Eppure, dai tifosi fino all’ultimo componente della squadra, nessuno ha mai smesso di crederci: l’idea di raggiungere un’insperata salvezza sarebbe potuta coincidere con una delle imprese sportive più importanti nella storia di questo sport. E durante la stagione, nonostante l’enorme svantaggio rispetto alle dirette contendenti, il distacco con il quart’ultimo posto non è mai stato così grande. Wayne Rooney è sempre stato il primo a crederci, tanto da rifiutare l’Everton a stagione in corso per sostituire Rafa Benitez: “L’Everton ha approcciato il mio agente e mi ha proposto un colloquio ma ho rifiutato. É stata una decisione difficile. So che un giorno allenerò in Premier League, sono già pronto al 100%, se sarà all’Everton ancora meglio ma oggi ho un lavoro da portare avanti al Derby County che per me è importante“.

Il futuro di Rooney

Wazza non ha voluto abbondare la nave, da vero capitano e trascinatore come lo è stato ai tempi del Manchester United da giocatore. Senza penalizzazione, i punti del Derby oggi sarebbero 52 ovvero un tranqullo diciassetteismo posto a +18 dalla zona rossa. La sconfitta di lunedì contro il QPR ha spento tutti i sogni di gloria di Rooney: con 10 lunghezze dal Reading a tre giornate dalla fine, il club è aritmeticamente retrocesso. “Sono orgolioso” le prime parole dell’allenatore dopo la partita e ieri, un ultimo confronto con i tifosi: “Vogliamo tornare“. A che condizioni? “Se dovesse esserci il cambio di proprietà, allora voglio ricostruire questa società“.

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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