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Verso il Derby – Nelle vene sangue nerazzurro, sulla pelle San Siro e la 3 di Facchetti. Alberto Marzari e i (nuovi) tatuaggi nerazzurri

Alberto, 28 anni, ha iniziato a fare il tatuatore cinque anni fa e ora vive a Roma (dove lavora all’Eternal City Tattoo). A Milano però torna spesso. Perché? Per l’Inter. Segni particolari: una foto in curva con Van Der Meyde (“L’ho incontrato sui gradini più alti del secondo anello, gli ho detto di vedersi la partita con noi perché la gente di lui si ricorda, così è sceso e si è scattato una foto”) e un piccolo record confermato in California.

Nella sua vita, la fede calcistica non è un aspetto irrilevante e, nonostante l’invida di tanti, è riuscito a trasformarla nella sua professione. Un gran numero dei suoi clienti, che spesso sono (o diventano) amici, condividono con Alberto la squadra di appartenenza e a Milano, la stessa gradinata a San Siro.

Per questo se decidono di rendere indelebile la loro fede, non esitano a rivolgersi a lui. “Cosa c’è di meglio che farsi tatuare un simbolo da chi come te in quel simbolo crede?”.

Entriamo subito nello specifico: quali sono i disegni che i sostenitori della Beneamata chiedono più spesso sulla pelle “La cosa che tatuo più di tutte è il logo dell’Inter degli anni ’80: quello con il serpente dentro lo scudo, quando lo sponsor era la Misura. E’ graficamente semplice e molto d’impatto, con quell’effetto nostalgia che piace sempre. Poi mi capita spesso lo stadio e la maglia perché facilmente personalizzabile. E tengo a specificare che il più delle volte quella che mi metto a tratteggiare non è legata ad una stagione vincente. Per esempio Recoba, che ho realizzato negli ultimi giorni o Djorkaeff, sono giocatori legati ad epoche più buie, quelle dove si forgia la fede…”.

Lui, su se stesso, di icone ne ha tre: il primo logo, lo stadio e la maglia numero 3: Giacinto Facchetti: simboli che uniscono spazio tempo i tifosi di questa squadra e che rappresentano in modo evidente il senso di appartenenza a questi colori. E proprio sul corpo di Luca Facchetti, figlio dello storico Capitano, Alberto si è trovato a tatuare la maglia del padre Giacinto.

E non è il primo del mondo Inter a scegliere la mano di Alberto: Stefano Vecchi, che allena la Primavera, è andato proprio da lui. Ma non mancano nemmeno i giocatori: tra i nerazzurri due ex capitani delle giovanili: Donkor e Taufer e in Serie A sotto il suo ago (e inchiostro) si sono messi il capitano del Cagliari Dessena, Cacciatore del Chievo, Pisacane, Floro Flores, Giannetti e tanti altri.

Sono soprattutto i tifosi però che tra Roma e Milano (Alberto tatua anche sotto la Madonnina sfruttando la trasferta di campionato) a dare più sfogo alla fantasia, tra momenti che hanno segnato il loro tifo o icone universali della storia dell’Inter. E così troviamo immagini e abbinamenti che uniscono la simbologia base del mondo del tatuaggio e quella del calcio.

Una curiosità che somiglia più a un record, è che ad ogni convention a cui Alberto ha partecipato, c’è stata almeno una persona che si è fatta tatuare qualcosa legata all’Inter.

Per il momento le immagini più riprodotte riguardano Zanetti, lo stadio e Facchetti. Ma i tifosi hanno grandi aspettative per il futuro. Alberto, ago e inchiostro alla mano, sarà pronto a gioire delle vittorie sugli spalti e a inventarsi disegni in studio.

Tra nuovi idoli e trofei.

Redazione

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